Quarto album per i
Black Messiah, band tedesca di
Gelsenkirchen (città dello
Shalke04 per i calciofili), che, a dispetto di una fama non certo sfavillante e diffusa in tutto il globo ed una cover di aspetto a diro poco amatoriale, realizzano un disco veramente di tutto rispetto, di gran valore, una piccola gemma nell'universo sempre più ampio del pagan/viking/folk metal.
Insomma, per rendere semplici le cose, vincono dove i debuttanti
Blackguard della
Nuclear Blast non erano riusciti: ottime melodie, soluzioni accattivanti ma non banali, ottima potenza dei riffs, una produzione riverberata con effetto retrò che alla fine si fa oltremodo apprezzare, e non ultimo il cantato in tedesco che sebbene sulle prime possa leggermente spiazzare alla lunga si rivela essere uno dei punti di forza di questo "
First War of the World", un po' come accade per i grandiosi
Menhir, a cui possiamo accostare i Black Messiah per i molti punti in comune.
Dopo una lunghissima (ma efficace ed evocativa) intro, ci tuffiamo nell'universo dei Black Messiah, con una "
The Vanir Tribe" veloce e di grande effetto, scelta come apripista dell'album per queste caratteristiche, sebbene proseguendo nell'ascolto si possa trovare decisamente di meglio: ne è un esempio la possente "
Gullveig" che tra violini danzanti ed atmosfere alla Branduardi di "State Buoni se Potete" lascia davvero esterefatti per bellezza e semplicità.
D'altronde i Black Messiah di esperienza alle spalle ne hanno, formatisi nel lontano 1992 e con album alle spalle per la problematica (oggi scomparsa) label Last Episode e la valida Einheit, e sanno affrontare in maniera più che vincente ogni aspetto: veramente vicina ai Menhir di "
Hildebrandslied" è la successiva e guerrigliera "
Von Rachsucht und Lüge", una delle migliori del lotto, che mette letteralmente i brividi addosso e fa impugnare l'ascia, chiudere gli occhi ed immaginare campi di battaglia in cui prevalere sull'avversario (ah, che peccato non conoscere la lingua tedesca!).
La piacevole storia di questo album prosegue con "
Burn Vanaheim", "
Das Unterpfand" e la delicata ballad semi-acustico/orchestrale "
Andacht" ma in generale "First War of the World" non molla un centimetro e ha come unico, lieve difetto, quello di una durata abbastanza elevata che a volte potrebbe non farlo digerire con una ascolto intero di filata, sebbene bonus track come la conclusiva festaiola "
Söldnerschwein", ottima colonna sonora per serate in birreria all'insegna dell'ebbrezza alcolica, valgano da sole "il prezzo del biglietto" per arrivare sino in fondo!!!
Per il resto uno dei migliori album di pagan folk metal mai ascoltato negli ultimi anni, da farlo assolutamente vostro se siete fans del genere!
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