Udite udite: il metalcore può ancora dire la sua al giorno d'oggi. In che modo? Beh prendete i
Chimaira, ad esempio, e il loro nuovo
"The Infection", nello specifico. E sì, perché fino a questo 2009 gli americani hanno sfornato album molto di mestiere, carini per carità, ma decisamente non imprescindibili. Ebbene, evidentemente dev'essere scattato qualcosa nelle loro testoline: avranno sentito il bisogno di crescere, di evolvere il loro sound, di dare qualcosa di più agli ascoltatori più esigenti, fatto sta che le carte in tavola sono cambiate.
Ora, non crediate che ora i Chimaira si siano messi a fare folk, lo scheletro di "The Infection" è metalcore duro e puro, dal quale si articolano però una vasta gamma di influenze: si passa dal thrash, al death, al prog (decisivi gli innesti di tastiera in questo senso, finalmente significativi), il tutto condito da un tocco industrial di stampo tipicamente Fear Factory. A tutto ciò, aggiungete un gusto per la melodia davvero sorprendente, grande padronanza degli strumenti, la consapevolezza di essere ormai un gruppo "grosso" e avrete i Chimaira nel 2009.
Il disco non è, comunque, esente da difetti: il vizietto di "ripetersi" un po' troppo nello stesso album è ancora presente, la durata del platter è decisamente robusta e, francamente, non credo che nessuno sentisse il bisogno di una strumentale così lunga e "annacquata" come "The Heart Of It All", ma il giudiziosu "The Infection" rimane comunque decisamente positivo e siamo sicuri che i 6 di Cleveland abbiano imboccato la strada giusta per il futuro.
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