Per chi non lo conoscesse, Joe Bonamassa è un fenomenale chitarrista blues, giovane (32 anni) eppure con una carriera ventennale alle spalle (aveva 12 anni quando salì sul palco con un certo B.B. King!). Artista prolifico e sempre più intenso, il buon Joe ha dalla sua l'invidiabile capacità di migliorare con l'età come il buon vino; se posso permettermi, vi consiglio a scatola chiusa l'acquisto e la visione del monumentale
Live at the Rockpalast del 2005, dove potrete assaporare l'incredibile gusto di questo talento.
Bando alle ciance, eccoci al nuovo lavoro in studio di Joe.
"The Ballad of John Henry" (figura mitica di un minatore di colore, che sfidò e sconfisse una trivella in una miniera) ci presenta 7 brani autografi, e 5 covers che vanno a pescare nella musica preferita di Joe, da Tom Waits a Tony Joe White, e molto altro ancora. Uno stile molto più sobrio dei lavori precedenti, meno intenzionato a mostrare, e più concentrato sul raccontare, dove la forma canzone diventa preponderante rispetto al lirismo della 6 corde di Bonamassa, il quale tuttavia, com'è lecito aspettarsi, non lascia l'ascoltatore avido con l'amaro in bocca, fornendo una prestazione matura, convincente, mai banale o noiosa, riuscendo meglio che in passato a lavorare su una gamma di suoni molto più ampia ed interessante. E' un vero piacere, peraltro, constatare come le tracce più convincenti di questo album siano proprio quelle scritte da Joe, che passa dal blues puro di
"Lonesome Road Blues" ad un rock blues moderno à la Dire Straits di "Brothers in Arms", come nella stupenda
"Happier Times". Ma c'è davvero tanto buon blues in questo "The Ballad of John Henry"; un blues sofisticato, mai ridondante, mai adagiato sulle solite due scale. Joe Bonamassa dimostra, qualora ce ne fosse bisogno, di essere molto più che una grande promessa. Ultimo consiglio: ascoltate e sognate la splendida versione di
"Feelin' Good", portata al successo tempo addietro da Michael Bublè: la voce di Joe, per quanto più ruvida, meno svolazzante e più grezza, plana sognante su note di chitarra slide che sembrano gocce di rugiada all'alba di un giorno felice.
Blues is blues, come dicono gli americani. Prendere o lasciare.
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