Si dichiarano ispirati dalla scena indie e dal grunge, affermano di ammirare innanzi tutto Nirvana e Tre Allegri Ragazzi Morti, cantano in italiano, sono al secondo dischetto dimostrativo, arrivano dall’area bolognese e si chiamano
Disfida.
La loro musica è tutto sommato gradevole, privilegiano un approccio melodico e malinconicamente “rumoroso” alla materia, scrivono testi non travolgenti, ma ben inseriti nell’impianto sonoro, non manifestano carenze tecniche evidenti e tuttavia appaiono ancora abbastanza acerbi, con idee solo abbozzate e un bel po’ di strada ancora da percorrere per emergere nel convulso mondo delle “belle speranze” che affollano il rock “alternativo” italiano.
Cercherò di spiegarmi meglio.
Allo stato attuale (crisi economica “globale” annessa) non ritengo più sufficiente saper gestire con pertinenza i propri strumenti, avere una voce intonata e moderatamente espressiva (anche se, per il mio gusto personale, quella di Daniele Cotti appare un po’ troppo “esile” e statica nella tonalità) e creare dei brani che si “lasciano” ascoltare senza grossi problemi. Bisogna andare oltre, cercare di distinguersi risolutamente in una marea di prodotti simili e, soprattutto in quest’ambito stilistico, trovare una formula compositiva davvero vincente ed eloquente, qualcosa che sia in grado di entrare repentinamente nella memoria e sotto la pelle e lì rimanere a lungo.
La proposta del trio in questione non ha ancora raggiunto questo prestigioso risultato, ma i presupposti per fare bene non mancano, a partire dalla capacità di rielaborare con gusto le influenze, dimostrando di saper metabolizzare il proprio background “culturale (oltre ai nomi succitati, aggiungerei anche Verdena, Smashing Pumpkins e qualche lontana reminiscenza di marca Radiohead in taluni arrangiamenti) con il giusto approccio creativo.
Con qualche leziosità in meno e qualche spunto migliore nella varietà e nell’incisività della “forma canzone”, i Disfida potranno stupire in senso positivo ben di più di quanto già fanno in questo “Sott’acqua sì ma …”.
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