Magnum - Into The Valley Of The Moonking

Copertina 9

Info

Anno di uscita:2009
Durata:58 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. INTRO
  2. CRY TO YOURSELF
  3. ALL MY BRIDGES
  4. TAKE ME TO THE EDGE
  5. THE MOON KING
  6. NO ONE KNOWS HIS NAME
  7. IN MY MIND'S EYE
  8. TIME TO CROSS THAT RIVER
  9. IF I EVER LOSE MY MIND
  10. A FACE IN THE CROWD
  11. FEELS LIKE TREASON
  12. BLOOD ON YOUR BARBED WIRE THORNS

Line up

  • Tony Clarkin: guitars
  • Bob Catley: vocals
  • Mark Stanway: keyboards
  • Al Barrow: bass
  • Harry James: drums

Voto medio utenti

Non è una recensione particolarmente difficile questa. I Magnum sono una delle più grandi band melodic rock di sempre, “Into the valley of the moonking” è il loro quattordicesimo disco da studio ed è stupendo, probabilmente un capolavoro. Fine della storia. Chi già conosce e apprezza la band si fidi e lo compri a scatola chiusa; tutti gli altri lo potranno invece utilizzare come chiave d'accesso allo splendido e affascinante mondo del gruppo britannico, nella speranza che venga loro voglia di recuperare anche grandi classici come “On a storyteller's night” e “Wings of heaven”.
Io avrei finito qui. Siccome però ho un direttore pronto a licenziarmi, nel caso liquidassi in due parole un'uscita tanto importante, proverò a dire qualche cosa di più.
I Magnum di Tony Clarkin e Bob Catley hanno espresso nel corso degli anni due anime distinte, eppure complementari: quella sognante, epica e fantasy di “Kingdom of madness”, “Chase the dragon”, il già citato “On a storyteller's night” e (in misura minore) “Vigilante”, e quella più smaccatamente “americana”, debitrice dell'arena rock da classifica che ha caratterizzato fortemente gli anni '80. E' un sound che ha trovato la sua espressione più compiuta ed entusiasmante nel magnifico “Wings of heaven”, ma che ha saputo impreziosire album di classe (e purtroppo oggi introvabili) come “Sleepwalking”, “Goodnight L.A.” e il leggermente meno riuscito “Rock Art”.
All'indomani di quel disco avvenne il tour d'addio (immortalato nell'ottimo live “The last dance”) e lo scioglimento. Dei Magnum fece parlare solo Bob Catley, che con l'aiuto di Gary Hughes realizzò dei pazzeschi dischi solisti, che fecero venire ai vecchi fan il desiderio di rivedere in azione la sua creatura principale. Detto fatto, nel 2002 arrivò la reunion, ma i due lavori che ne seguirono (“Breath of life” e “Brand new morning”) furono una cocente delusione, tra le cose peggiori mai prodotte dalla band. Quando ormai nessuno ci credeva più, ecco il colpo di coda del genio: “Princess Alice and Broken Arrow”, uscito due anni orsono, fu una botta clamorosa, un lavoro che si collegava direttamente ai fasti del passato, aggiornandoli però con una consapevolezza e un sound totalmente al passo con i tempi. Fu un trionfo, i fan (e il sottoscritto tra questi) impazzirono dalla gioia, quelli italiani maledirono l'ennessima mancanza di una data italiana nel tour, dopodiché ci si è messi tutti pazientemente ad aspettare il nuovo disco.
Già, perché l'unico modo di verificare la consistenza di quel ritorno spettacolare, era di saggiare la qualità del suo successore. Come ho già detto, possiamo dormire sonni tranquilli: dopo trent'anni di carriera e a sessant'anni suonati, i Magnum hanno avuto la forza e la capacità di realizzare uno dei loro più bei dischi di sempre. Come ci siano riusciti non lo so e non mi interessa. Resta il fatto che “Into the valley of the moonking” riparte da dove il precedente era finito, ma sa essere ancora più completo e vincente. I brani sono un perfetto amalgama tra l'anima fantasy (“Cry to yourself”, “No one knows his name”) e quella maggiormente catchy (“All my bridges”, la serrata ed energica “Take me to the edge”), anche se più in generale è un lavoro più figlio di “Storyteller's... che di altri.
Tony Clarkin ha saputo tirare fuori delle melodie fantastiche, senza tempo e perfettamente vincenti già dal primo ascolto; Bob Catley è sempre la solita ugola trascendentale che conosciamo, capace di infondere emozioni a tonnellate nell'arco di una sola strofa o ritornello: colossali entrambi! Tutta la band (in particolare il tastierista Mark Stanway, altro membro storico del quintetto) è comunque autrice di una prestazione spettacolare, e ancora una volta la produzione si presenta potente e al passo coi tempi, alla faccia di chi sostiene che questo genere sarebbe ad appannaggio dei quarantenni! Tra i solchi di questo cd ci sono brani che nemmeno nei miei sogni più esagerati mi sarei aspettato di sentire. Prendete “The moonking”, che si apre con una chitarra blueseggiante e sfocia in un ritornello pazzesco: questa è la vera erede di “On a storyteller's night”, provare per credere! Oppure “Time to cross that river”, magica fino all'inverosimile, o ancora la ballata “A face in the crowd”... tutte troppo belle per sembrare reali, tutte troppo commoventi per entrare in un solo disco. E come non parlare di “Blood on your barbed wire thorns”? Una cavalcata energica e compatta, figlia di “Wake up the lion” o della più recente “You'll never sleep”, che chiude in bellezza uno dei dischi più vari che i Magnum abbiano mai fatto.
Non ci sono parole che valgano a descriverlo. Probabilmente sarò criticato, oppure smentito dagli ascolti successivi (anche se credo sia dura, dato che l'ho già consumato): “Into the valley of the moonking” è uno dei più bei dischi dei Magnum da sempre. Mettetelo a fianco di tutti i capolavori citati in questa recensione e non sfigurerà. E quest'anno arriveranno anche in Italia: l'appuntamento è per il 16 ottobre a Milano. Spero proprio che accorrerete numerosi!
Recensione a cura di Luca Franceschini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 02 lug 2009 alle 09:04

questo disco è fantastico!! più rock diciamo e meno pomposo rispetto al precedente, ma signori miei questi sono dei campioni. sicuramente da top 10 del 2009.

Inserito il 22 giu 2009 alle 16:27

Molto bello. Secondo me c'è qualche brano da 7, che abbassa un po' la media (take me to the edge, in my mind's eye, If i ever lose my mind), ma un 8 complessivo se lo merita tutto. Come livello, per i miei gusti personali, Princess Alice e quest'ultimo si equivalgono, due quasi capolavori.

Inserito il 22 giu 2009 alle 15:12

totalmente d accordo cn rece....

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