Alzi la mano chi non è mai stato rapito dalle storie di pirati, sognando di solcare i sette mari su possenti galeoni sotto il segno del Jolly Roger, alla ricerca di forzieri ricolmi di dobloni d'oro nascosti su isole così misteriose che solo enigmatiche mappe sono in grado di svelare! Di sicuro questa passione deve aver colpito molto forte Christopher Bowes e i suoi tre bucanieri, che salpati dalla Scozia non molto tempo addietro hanno già prodotto in un solo biennio ben due album ispirati a quest'epopea.
Certo a qualcuno la scelta potrebbe essere sembrata piuttosto opportunistica, visto il risveglio di queste tematiche dopo il successo di una saga come quella del Capitano Jack Sparrow, portata con successo sul grande schermo dalla sempre sapiente mano della Disney. Tuttavia i nostri sembrano crederci, eccome, e ci raccontano in maniera sincera un mondo fatto di battaglie sul mare e di scazzottate in luride bettole dove scorrono fiumi di birra e rum, con un'atmosfera scanzonata e mai seriosa che ben si raccorda con l'immagine della band.
Musicalmente e concettualmente è lampante la forte somiglianza con i mitici Running Wild. Gli
Alestorm però, a differenza dei rivali tedeschi, si muovono su territori più folkeggianti grazie al fondamentale apporto delle tastiere che sono praticamente onnipresenti, nel bene o nel male. Il suono infatti non è poi così lontano da quello di una Bontempi da scuole medie; inoltre alcune melodie non brillano di originalità e anzi spesso e volentieri su muovono al limite del pacchiano. Peccato, perché in realtà di fondo i nostri ci propongono un power/epic ruvido e roccioso, sapientemente accompagnato dalla sgraziata voce di Bowes, autore di una prestazione che definirei maiuscola per quanto risulta azzeccata.
La struttura dei pezzi è piuttosto semplice e intuitiva: i ritornelli ruffiani sono fatti apposta per piantarsi in testa al primo ascolto, mentre una serie di assoli quasi sempre ben riusciti ci ricordano che ci troviamo comunque al cospetto di una band dalle ottime capacità tecniche. Non c'è solo velocità, ma anche momenti più cadenzati e riflessivi, come si può notare nella 'ballad' "To The End Of Our Days" che si può già considerare il vero e proprio anthem dell'ensemble scozzese.
Mi ero ripromesso di non valutare più album protetti contro la copia, ma sentire il buon Christopher ricordarci all'inizio di ogni pezzo che la pirateria è un crimine (eccellente gioco di parole) mi ha fatto letteralmente sbellicare, dunque per questa volta farò un'eccezione. "Black Sails At Midnight" è un album solido e piacevole, anche se la musica degli Alestorm non può certo essere considerata innovativa in alcun modo. Mi sento comunque di consigliarlo senza riserve a tutti coloro che dal metal cercano anche del sano divertimento, e che hanno tra i loro idoli Finntroll, Trollfest, Korpiklaani e compagnia bella!
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Quindici uomini sulla cassa del morto, oh-yo!"
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