Sesto album per gli statunitensi
Jungle Rot, veri e propri reietti del già misconosciuto panorama underground di death metal e affini. E francamente non se ne capisce il motivo; ok, sono l'antitesi dell'originalità e della creatività sotto ogni punto di vista, ma cavolo, non sono mica gli unici e, soprattutto, hanno sempre composto ottima musica, potente e marcia al punto giusto e che non scade mai nella mera scopiazzatura dei grandi nomi. In breve, solita solfa: meriterebbero molto più dei soliti, blasonati gruppi, ma nell'universo non c'è spesso giustizia e i quatto statunitensi saranno costretti all'anonimato a lungo tempo, o almeno fin quando non si adegueranno al trend attuale e decideranno di vendersi le chiappette.
Ad ogni modo, torniamo a parlare di musica e di
"What Horrors Await". Cosa ci propongono i Jungle Rot? Semplice: death metal old school, spaccaossa, cadenzato, dannatamente groove (ciò che dovrebbero suonare ora gli Obituary, ma si sa, per qualche oscuro motivo hanno perso il lume della ragione). Ovviamente il loro stile deve moltissimo ai grandi nomi del tempo, gli stessi Obituary su tutti, ma è da stupidi non riconoscere i grandi meriti della band che con saggezza e sadicità distribuiscono mazzate sonore non da poco e, nonostante la "staticità" insita nel genere proposto, riescono assolutamente a non annoiare, anzi.
In definitiva, promossi senza alcun dubbio, sperando che si sappiano ancora riconfermare in futuro e che (soprattutto) sempre più gente li noti e li apprezzi.
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