L’ascolto di nuova musica è sempre una scommessa, a maggior ragione nel caso di band esordienti. La capacità di quelle stesse band di riuscire a proporsi al meglio è invece pura strategia: c’è chi ti ricopre di informazioni (comunicando le influenze, fornendo i testi commentati e dichiarando tramite PEC le pietanze predilette) e chi preferisce far sapere di sé il meno possibile lasciando all’interessato l’onere di approfondire cosa c’è alla base di un album.
I canadesi
First Fragment appartengono senza dubbio alla seconda categoria di “fieri omertosi” (non mi è mai capitato di ricevere un disco senza nemmeno i titoli delle canzoni, recuperati in modo agevole grazie ai tag ID3) ma, come raramente capita, stavolta hanno vinto loro. Non tanto perché mi hanno indirettamente “obbligato” ad approfondire la loro biografia (tutto sommato abbastanza canonica, fatta di gente che va, gente che viene, ma che con tanta fatica alla fine riesce a produrre qualcosa), quanto per l’atipicità della proposta che contraddistingue questo
“Dasein”. Parlare di death metal iper-tecnico è corretto ma riduttivo dato che il sound del combo incorpora musica classica (
“Prélude En Sol Dièse Mineur”), influenze latin (
“L’Entité”) e, udite udite, liriche in francese (dato il growl perenne mai me ne sarei accorto se non lo avessi scoperto sul web). Questi elementi di originalità a poco servirebbero se il “delicato” (perdonate l’ossimoro) equilibrio che si viene a creare tra strutture complesse, produzione adeguata, passaggi strumentali ben oltre il limite dell’eseguibilità, assoli comunque gustosi, durate accessibili e groove non rendesse questo full-length un esperimento riuscito, sicuramente più apprezzabile per il mega-fan del “tech uber alles” che per l’ascoltatore medio (se ne esiste uno) di heavy metal. E pensare che solo a guardare la copertina (davvero troppo rétro!) non ci avrei scommesso un euro...
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“Nenti sacciu e nenti vitti, nenti vitti iu un c’era, e si c’era iu durmia, e cu dormi nenti vidi”. Chiaro, no?
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