La ridente e tranquilla cittadina di Staffordshire deve avere in se un qualcosa di malato, come una ventata di putridume che ogni tanto soffia risparmiando nulla...che sia il vento Charger? Può essere. Questo five piece si diletta suonando un Post Core molto, molto fangoso, a tratti sulfureo, pesante ed ipersaturo, pregno di divagazioni noisy e venature ultra Doom, figlio bastardo dello Stoner più grezzo e greve, ove la voce in pieno HC Old School Style disegna la strada tra la melma e la cacofonia caotica che ogni tanto stravolge il songwriting. Songs come l'opener 'Ultra Violet Flyer' o la seguente 'God Made Us In The Image Of His Ass' (titolo quantomeno geniale) sono pesantissime martellate che rendono attoniti, ma che danno l'impronta generale di tutto il lavoro, andando a mitigare l'effetto delle successive tracks: tutto quello che vi ho raccontato vale per tutto l'album, e sembra proprio questo essere il limite (o la lode, a seconda di chi ascolta) dei Charger, ovvero una staticità globale che non nego possa stancare finito l'ascolto. Se non amate la melodia e se amate essere tramortiti e non alzarvi più, allora date un ascolto a questo 'Confessions Of A Man (Mad Enough To Live Amongst Beasts)', altrimenti passate oltre. Personalmente lo consiglio preso a piccole dosi, altrimenti rischiate di spaccarvi il cranio ad ogni giro di boa!
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