Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:38 min.
Etichetta:Century Media
Distribuzione:Self

Tracklist

  1. BUSINESS IN THE FRONT
  2. SAVE THE CASTLE, SCREW THE PRINCESS
  3. MANTIPEDE
  4. CUFFED TO YOUR ANKLES
  5. SHOESHINE FOR NEPTUNE
  6. TO GET EATEN BY THE RATS
  7. TOURTASIA
  8. CLAIMING MIDDLE AGE A DECADE EARLY
  9. TAIWANESE TROFT TROUBLE
  10. 13 YEAR OLD RUBY
  11. ROBANDO DE LOS MUERTOS
  12. SO YOU THINK YOU KNOW ABOUT THE GAME OF LIFE

Line up

  • Remi: vocals, keys
  • Cameron: vocals, keys
  • Arthur: guitars
  • Nick: guitars
  • Pat: bass
  • Garin: drums

Voto medio utenti

Che sia il post-core la nuova tendenza in ambito pesante? Dalla mole sempre crescente di promo di band che si dedicano a questo genere mi verrebbe da rispondere in maniera affermativa, ed i Arsonists Get All The Girls sono qui a darmi ragione.
Questo "The Game Of Life" viene immesso sul mercato a solamente un anno di distanza dall'esordio della band intitolato "Hits From The Bow", e ci presenta questi sei baldi ragazzi americani alle prese con pezzi facilmente inclini a diversi cambi umorali, passando da sfuriate simil-grind, growl gutturale, scream acuto, stacchi e breakdown dall'attitudine molto core, ma anche per melodia, non certo immediata, ma non per questo assente. Insomma, una fusione di Dillinger Escape Plan, grind e anche qualche elemente che potrebbe far tornare alla mente il metalcore. L'unico elemento realmente innovativo nella musica degli Arsonists è l'utilizzo sporadico della tastiera, che peraltro da un apporto decisamente ottimo, andando a sottolineare alcuni momenti che probabilmente sarebbero risultati scarni o comunque un po' troppo stereotipati.
I pezzi sono legati a una struttura tutt'altro che canonica, un intreccio di riff, tempi, melodie sempre diverse e spiazzanti, con un andamento frenetico e schizzato, difficilmente prevedibile, il che sicuramente fa di "The Game Of Life" un disco multistrato, uno di quei dischi che vanno sezionati per bene per poter essere apprezzati.
Personalmente niente più che un buon disco, anche se la schizofrenia che spirigiona dopo un po' tende a stufare, anche a causa della mancanza di una forma ben definita dei pezzi, a tratti dispersiva e che può fuorviare l'ascolto.
Recensione a cura di Michele ’Coroner’ Segata

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