A distanza di quattro anni da quel "
Reborn" che anzichè ad una rinascita ci aveva fatto assistere ad un tristissimo funerale, quasi un epitaffio per una delle band più storiche e gloriose della scena metal statunitense e mondiale, ecco che arriva il nuovissimo "
Murder by Pride", un album che arriva decisamente scarico di aspettative e responsabilità, spazzate via nel 2005 facendoci rassegnare a mettere nel dimenticatoio l'idea degli Stryper nuovamente entusiasmanti, a fronte di tanta curiosità ed entusiasmo.
Passività e quasi rassegnazione dunque...ma è proprio vero che quando non ci si aspetta nulla è proprio la volta giusta che qualcosa di buono possa accadere.
Senza urlare certamente al miracolo e scomodare tempi e dischi che richiamano all'epoca d'oro della scena hard rock/metal del tempo che fu, possiamo senza dubbio celebrare un degno ritorno dei fratelli
Sweet ed
Oz Fox (accompagnati stavolta al basso da Tracy Ferrie dei Whitecross) che finalmente azzeccano la miscela esplosiva in un disco, è giusto dirlo, completamente autocelebrativo, scevro da ogni qualsivoglia influenza moderna nel songwriting e ben puntato in direzione 1986.
L'unica concessione ad una vaga sorta di modernità è rappresentata da una discutibile scelta della produzione, davvero migliorabile sia per qualità (resa della batteria piuttosto mediocre) sia per tonalità (suono delle chitarre poco "classic" e quasi di matrice punk...in ogni caso totalmente inadeguato).
Passato qualche minuto, il tempo in cui ci si adegua ed abitua a questa produzione disgraziata, il sorriso si allarga a dismisura, non credendo alle nostre orecchie: i riff di un tempo, le melodie di un tempo, le linee vocali di un tempo, la voce (quasi) di un tempo; possibile che gli Stryper siano riusciti a compiere il miracolo? (beh, chi potrebbe compierlo se non loro d'altronde?)
Eppure l'opener "
Eclipse of the Son" non è un episodio isolato. Mentre ancora stiamo facendo un headbanging furioso sul frenetico assolo ottantiano, immaginandoci in Reebok Pump e jeans elasticizzati chiarissimi, "
4 Leaf Clover" ci richiama all'appello con un mid-tempos degno di "
Soldiers Under Command": semplice, lineare, eppure così potente ed efficace, e noi dopo pochi secondi siamo già pronti ad urlarne a squarciagola il possente chorus.
E' tutto una piacevole e continua sorpresa, che prosegue con la bella cover di "
Peace of Mind" dei
Boston, a cui partecipa anche
Tom Scholz in persona, e la bella ballad "Alive", toccante, ben costruita e non banale, sebbene basata su scale classiche, sulle quali Michael Sweet dimostra di avere ancora diverse cartucce da sparare.
La ritmata "
The Plan" è un asso nella manica, il ritornello esplode gaio e festoso (mi sembro il Pascoli) dopo una strofa assolutamente perfetta e ci consegna un altro pieno centro, giungendo così a metà album con la title track che è un
GIOIELLO totale ed autentico ed a questo punto si può smettere di sognare ad occhi aperti: "
Murder by Pride" è una realtà, gli Stryper sono tornati in pompa magna, per tutti coloro che ancora si entusiasmano con i loro dischi e hanno da sempre sperato in un loro degno comeback.
Qualche brano meno entusiasmante (si badi bene, non brutto) come "
I Believe" non rovina di certo la festa;
bentornati Stryper, vi aspettavamo da anni e vi tenevamo il posto, il vostro posto vuoto da troppo tempo.
Adesso tirateci le Bibbie come ai bei tempi e tutto sarà come sempre avrebbe dovuto!
Gotta fight, gotta stop living a lie
Gotta fall, gotta lay down and die
Gotta stand and run to the other side
Gotta live or it's Murder By Pride