Secondo album per gli svedesi
Prey, che ci danno dentro con un hard'n'heavy tutto accordoni e anthems a ogni pié sospinto.
Poco da segnalare in un album come "
Knights of the Revolution": l'originalità qui è andata a far colazione al baretto di fronte, lasciando i 4 svedesoni alle prese con 10 tracks belline sì, per carità, ma che lasciano decisamente il tempo che trovano. Pur non avendo nulla da eccepire, e pur trovando l'album ascoltabile e piacevole anche al 10° giro, il medesimo si perde miserevolmente nelle sabbie dell'anonimato, colpa di tanti fattori tra i quali mi sento di citare la scarsa vena compositiva ed una voce piacevole ma assolutamente "normale" (che brutto termine, spero si capisca che la parola qui sta ad indicare doti di non particolare spicco, ma non per questo esecrabili). Un filo più piacevoli e "ricordabili" la veloce "
Playing with fire", che puzza di Edguy, la title-track, impastata di Gamma Ray ma molto meno power; "
Get Out" è praticamente un pezzo AOR; in questa song, come in tutto l'album l'acceleratore c'è, ma è dosato con molta, forse troppa cura: non nascondo che ripensare le canzoni con un'attitudine un filo più "power", probabilmente avrebbe giovato non poco alla creatura di nome Prey.
Ma tant'è; il disco si ascolta piacevolmente, dopodiché lo poggi lì, e te ne dimenticherai, colpevole
tu di non aver capito una band che, sinceramente, forse dovrebbe prima capire
se stessa.
Bellino, direi. Ora dimmi, ascoltatore e lettore: ti accontenteresti, dopo un anno di lavoro duro, di sentirti dire che il tuo disco è "
bellino"? Ecco, ora mi sento in colpa....
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