L’elemento primario è il grunge. Poi però c’è anche qualcosa di brit-pop, di punk, un pizzico lieve delle spigliatezze malinconiche della dark-wave e bagliori di alternative “colto”, il tutto condito da una sensibilità melodica tipica di certa musica scandinava.
Un sapiente melange di tali pulsioni rappresenta il contenuto sonico di “Terra in cognito”, un gradevolissimo e sorprendente disco di rock radiofonico “moderno” dal forte impatto, spontaneo, corposo, inquieto, attento alla melodia, ma senza mai perdere di vista intensità e vivacità espressive.
Quello degli svedesi
Mad Lee Riot è sicuramente uno dei nomi “nuovi” più interessanti (almeno tra quelli ascoltati recentemente dal sottoscritto!) di questo particolare ambito stilistico, un gruppo intelligente e preparato che riesce a conquistare l’attenzione grazie ad un notevole gusto personale applicato nella difficile arte di risultare freschi e coinvolgenti evitando stucchevolezze o eccessive “dipendenze” ispirative, iniziativa sempre più impegnativa anche in un business discografico zeppo d’offerte (d’ogni genere!) come quello attuale.
Nelle undici canzoni (sarebbe meglio dire dodici, considerando anche una tanto “inattesa” quanto veramente “spettrale”, in senso positivo, ghost-track) non si avvertono pause creative o veri cali di “tensione” (anche se devo dire che la mia preferita in assoluto è forse “Let down again”, un raffinato gioiellino di lacerante suggestione emozionale), e anche gli echi lontani di Alice In Chains, Nirvana, Coldplay, Beatles, PJ Harvey, The Rasmus e Neil Young (ascoltate “You’re not so young anymore”, e spero non pensiate solo ai Kings of Leon come plausibile influsso artistico!), valgono solo come vaghi appunti di un viaggio sonoro costantemente apprezzabile e godibile, da considerare tale anche quando imbocca il sentiero impervio di una cover abbastanza “distante” dalle consuetudini d’ascolto dei musicofili di settore (la “Toxic” di Britney Spears,
nientemeno), riuscendo nell’impresa di restituirla trasfigurata da un’attraente carica d’oscura passionalità e da una significante dose di disinvoltura.
Ottime, pur nella loro apparente “semplicità”, appaiono le linee vocali, la band nel suo complesso suona bene e si muove con notevole equilibrio, i brani trasmettono pathos ed energia, non stancano e rimangono impressi nella memoria senza grossi sforzi.
Cosa si può
ragionevolmente chiedere di più ad un prodotto di questo tipo? Non saprei davvero cosa rispondere ed è per questa ragione che auguro le migliori fortune, anche in senso squisitamente “commerciale”, ai Mad Lee Riot, un gruppo dalle importanti possibilità d’affermazione che meriterebbe davvero di sostituire, nelle rotation delle trasmissioni radio-televisive che “fanno tendenza”, qualcuna delle tante “new-sensation” spesso
incomprensibilmente occupanti tale status.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?