Copertina 7,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2009
Durata:45 min.
Etichetta:Regain Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. NOWHERE, NO-ONE, NOTHING
  2. FUNERAL DAWN
  3. THIS FLESHLY VOID
  4. UNCLOSING THE CURSE
  5. INTO UTTER MADNESS
  6. PHOSPHOROUS REDEEMER
  7. TO DIRECT PERDITION
  8. WHORECROWN
  9. CHORUS OF CRACKING NECKS
  10. AS A GARMENT

Line up

  • Daniel "Mortuus" Rosten: vocals
  • Morgan "Evil" Steinmeyer: guitar
  • Magnus "Devo" Andersson: bass
  • Lars Broddesson: drums

Voto medio utenti

La discesa negli inferi dei Marduk sembra non potersi arrestare e più passa il tempo più la loro musica si ricopre di un'aurea funerea e malsana che li rende ancora più rigidi e distinguibili nel panorama - saturo - del Black Metal. Il fatto che desta stupore è che questo Wormwood è il loro undicesimo disco, altro che esordienti, eppure la loro continua ricerca e sperimentazione li porta a spingere il loro raggio d'azione più avanti, magari con lentezza, però si può ben dire che fra il primo album e questo nuovo targato 2009 è come ascoltare due gruppi completamente differenti. Wormwood riprende per alcuni elementi le evoluzioni del precedente Rom 5:12, soprattutto nelle sue parti più lente e cadenzate, in questo nuovo capitolo alternate a delle sfuriate da manuale. Ormai i Marduk sembrano avere acquisito un controllo totalitario sulla loro arte e riescono quindi a bilanciarla a dovere senza rimetterci in violenza e ferocia, anzi le parti più ipnotiche e disturbanti sembrano proprio andare a sottolineare con maggiore enfasi i tratti in cui il tipico Black Metal d'assalto Svedese prende forma sotto le sembianze di una pioggia al napalm, tanto è distruttivo. Nowhere, No-One, Nothing, Funeral Dawn, Phosphorous Redeemer e ci metto pure Whorecrown, rappresentano perfettamente lo stato di salute della band nel 2009: oscuri, morbosi e criptici, ma anche aggressivi al momento giusto. Un discorso a parte va fatto secondo il mio modesto parere per Mortuus, visto che ormai i suoi screaming e le sue timbriche da clinica psichiatrica sono la vera discriminante e caratteristica peculiare fra il loro modo di concepire e creare Black Metal e quello di tanti altri gruppi dediti al genere, ma con scarsa consistenza di idee e personalità. I Marduk non cedono a particolari tentazioni sperimentali, semmai le catalizzano tramite l'uso di strumenti tradizionali evitando di strizzare l'occhio ad ambienti musicali distanti e fuori dal loro DNA, ma riescono comunque sia ad essere fuori dagli schemi centrando sempre l'obbiettivo.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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