Ogni volta che gli
Slayer stanno per pubblicare un album scoppiano le solite sterili polemiche: sarà all’altezza di “Reign in blood”? sarà il solito album uguale a tutti gli altri? perché gli Slayer non si rinnovano mai? e via dicendo… Inutile dire che tutti questi interrogativi lasciano il tempo che trovano, in quanto poi puntualmente loro continuano imperterriti a fare ciò che vogliono, incuranti delle critiche, spesso aspre e fuori luogo, che gli vengono rivolte. Vorrei che qualcuno mi spiegasse per quale motivo band come AC/DC o Motorhead possono pubblicare album ‘secondo il loro stile’, e farne un vanto oltre che un punto di forza, e gli Slayer no. In ogni caso, polemiche a parte, com’è il nuovo disco? Beh, è un disco degli Slayer innanzitutto, e per me è già tanto, visto che quasi nessuna band thrash della loro epoca può vantare una coerenza pari a quella di King e company. Questo farà sicuramente storcere il naso a chi da loro si aspetta, non si sa per quale motivo, un rinnovamento di stile (a quest’età? dopo venticinque anni di carriera devota all’intransigenza sonora? lo vedo poco fattibile, per fortuna…), così come deluderà chi aveva accolto con piacere le svolte più moderniste di “Diabolus in musica”. Insomma, come avrete capito, come la girate la girate qualcuno resterà in ogni caso deluso o amareggiato. Ma per fortuna c’è chi gli Slayer li ama e li segue da sempre, conosce il loro stile e lo accetta, ed è a questi ultimi che è destinato “World painted blood”. Se “Christ illusion” era l’album del ritorno del figliol prodigo Lombardo e soprattutto del ritorno al thrash più crudo e diretto, quest’ultimo lavoro è quello del consolidamento di quanto prodotto nel precedente LP. Quindi brani violentissimi thrash/hardcore sparati diritti in faccia (“Psychopaty red”, “Hate worldwide”, “Unit 731” o la micidiale “Snuff”), alternati a brani dall’atmosfera malata e claustrofobica (la titletrack, “Beauty through order”, “Human strain”). Insomma, i trademark della band ci sono tutti, a partire dai riff assassini e dagli assoli al fulmicotone di King e Hanneman, senza dimenticare la voce straziata di Araya, i testi malati o la batteria terremotante di Lombardo. In tutto questo sicuramente una particolarità c’è, e cioè la produzione, volutamente scarna e diretta, non pomposa e finta come i giorni nostri impongono. Questo non significa che il disco suona male, anzi, è semplicemente nudo e crudo, molto ‘live’, e questo rende l’assalto sonoro ancora più violento. “World painted blood” però non è solo un album per nostalgici, in quanto King e Hanneman a modo loro qualche elemento ‘innovativo’ l’hanno inserito, basti ascoltare la titletrack per capire cosa intendo. È però un’innovazione alla Slayer, un po’ sulla falsariga di brani come “Jihad”, per capirci, che non snatura il loro stile, sempre e comunque fottutamente thrash. In definitiva, “World painted blood” non aggiunge né leva nulla alla discografia del quartetto, né tantomeno potrà far cambiare idea a chi ormai, per presa di posizione, bistratta ogni loro nuova uscita. È però un più che buon album, e, calcolando che probabilmente potrebbe essere il canto del cigno del gruppo, direi che se così sarà Araya e gli altri usciranno a testa alta dalla scena metal, esattamente così come ci entrarono quasi trenta anni fa.