Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2009
Durata:43 min.
Etichetta:Pulverised Records

Tracklist

  1. SWALLOW THE SLAUGHTER
  2. SNUFF
  3. FIREWATER
  4. FLOAT FACE DOWN
  5. FIGHT OR FLIGHT
  6. PITBULLS IN THE PLAYGROUND
  7. PARADE OF TWO LEGS (INSTRUMENTAL)
  8. HOOK IN MOUTH
  9. I'VE GOT THE FIRE (MONTROSE COVER)
  10. FEEDING FRENZY

Line up

  • Tony Portaro: vocals, guitar
  • Rich Day: bass, vocals
  • Joe Cangelosi: drums, vocals

Voto medio utenti

Ammetto di aver sempre provato un debole per i Whiplash, adoro i loro primi due album, e quando quest’anno ho avuto modo di assistere al loro show al Wacken Open Air mi sono gasato come non mai… Allo stesso modo, però, dopo aver ascoltato qualche anteprima su Myspace, ero un po’ dubbioso sul loro come back discografico, e in parte dopo l’ascolto di questo nuovo “Unborn again” devo ammettere che i miei dubbi erano fondati. Non è un brutto disco, ma neanche il capolavoro che inconsciamente ti aspetti. Nel complesso l’album è abbastanza fresco, ed è ammirevole come Tony Portaro e company se ne siano fregati di modernizzare il loro sound, sicuramente forti anche del fatto che in questi anni le sonorità thrash tipicamente eighties sono tornate prepotentemente alla ribalta. Però, nonostante una registrazione nuda e cruda come tradizione vuole, l’album non spinge quanto dovrebbe. Certo, sono presenti numerosi brani sparati in your face, ma ce ne sono altrettanti un po’ troppo spenti, e non solo perché più lenti. Manca un po’ di quella sana e malata cattiveria che avrebbe reso le song memorabili, anche se in ogni caso bisogna ammettere che a livello chitarristico sono presenti parti pregevoli, sia in fase di riffing, nel pieno stile della band, sia in quella solista. E se è vero che è altrettanto impeccabile il lavoro svolto dietro le pelli da Joe Cangelosi, alla fine è proprio la voce di Tony a risultare l’anello debole della catena, proprio quella voce che aveva caratterizzato capolavori come “Power and pain” e “Ticket to mayhem”. Non graffia più come una volta, a volte quasi stona, e nel complesso annoia un po’ con la suo mono tonalità, ed è un peccato, perché in sede live mi era parsa ancora più che efficace, in grado di riproporre senza problemi i grandi classici del passato. In ogni caso, voce a parte, ci sono dei bei brani che valorizzano l’album, e sto parlando della opener “Swollow the slaughter”, così come della successiva “Snuff” o di “Float face down”. A dimostrazione del fatto che i Whiplash sono sempre stati i più tedeschi della Bay Area, stilisticamente parlando, chiamano proprio uno che il sound tedesco ha contribuito a crearlo, prima coi Sodom e poi coi Kreator, come ospite in un paio di brani, e cioè Frank Blackfire, che piazza un paio dei suoi famosi assoli al fulmicotone su “Pitbulls in the playground” e sullo strumentale “Parade of two legs”, peraltro uno dei brani più riusciti dell’album. C’è tempo anche per una cover dei Montrose, “I’ve got the fire”, già coverizzata qualche anno fa dai Maiden in maniera ovviamente più pungente, prima che la schizzata “Feeding frenzy” chiuda un album che ti lascia un po’ di amaro in bocca per quello che sarebbe potuto essere. I Whiplash ce l’hanno messa tutta, hanno composto un disco onesto, hanno riproposto una tipica copertina thrash metal old school ad opera del sempre grande Ed Repka, hanno messo su degli ottimi riff, ma tutto questo non è bastato per regalarci un album completo. Quei due o tre brani sotto tono e oltre tutto anche un po’ avulsi al contesto come “Firewater” o “Hook in mouth”, hanno indebolito un come back che poteva essere gestito molto meglio, in quanto appare evidente che Tony Portaro ha ancora delle ottime idee nel suo cervello e può ancora dare lezioni di thrash riffing a tante giovani leve che senza quello che lui ha partorito in passato magari neanche si sarebbero date alla musica. Questo fa ben sperare per il prossimo disco, augurandoci che per allora i nostri riescano a mettere meglio a frutto le intuizioni e le buone intenzioni che hanno, regalandoci così un’altra bella e sana mazzata thrash…
Recensione a cura di Roberto Alfieri
Whiplash - Unborn again

Quoto con Luca 'Orphen' Recla. Disco davvero osceno e ancor di piu se si pensa che questa band tempo fa ha sfornato veri e propri capolavori

Una...

vera merda di album, composto da brani assolutamente ignobili. Portaro torna a raccogliere cicoria che è meglio!

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