E tre.
Tre dischi in fila, tre grandissimi lavori, tre album degni del nome leggendario dei
Paradise Lost.
Una lunga, spiacevole parentesi durata dal 1997 al 2004, costellata di album noiosi e pretenziosi come "
Host", "
Believe in Nothing" o semplicemente poveri come "
Symbol of Life", non ha intaccato la carriera di una band che ha saputo fare "mea culpa", che si è guardata indietro senza vergogna e che si è rimessa a fare quello che sa fare meglio da sempre: heavy metal, scuro, depressivo, gothico, ma comunque metal, senza alcuna concessione all'elettronica o al dark, senza più voglia di scimmiottare i
Depeche Mode.
E così dopo il comeback omonimo del 2005 e il penultimo "
In Requiem" del 2007, ecco giungere a noi questo "
Faith Divides Us Death Unites Us" che prosegue perfettamente in linea il discorso interrotto 2 anni fa: sin dall'iniziale "
As Horizons End" il songwriting tipico dei Paradise Lost emerge granitico, si potrebbe riconoscerli in un secondo tra milioni di band tanto sono inconfondibili, sia per le melodie disegnate con sempiterna classe da
Gregor Mackintosh, sia ovviamente per la voce di
Nick Holmes, sempre perfetta e più che carismatica.
Un album cimiteriale, sulfureo, davvero plumbeo e pregno di atmosfere angosciose e deprimenti, così come solo i maestri del genere sanno fare: "
First Light" e "
I Remain" si stampano in mente sin dal primo ascolto e non stancano mai, nonostante siano così dannatamente catchy ed accessibili. C'è spazio anche per brani più potenti o movimentati, come dimostrato da "
Frailty", "
Living with Scars" e "
The Rise of Denial", mentre la title track, e non poteva essere altrimenti, è un romantico e disperato inno alla morte in un classico mid-tempos, di quelli che han sempre fatto la fortuna dei Paradise Lost, alla stregua dell'amara semi-ballad "
Last Regret", altro pezzo da 90 di questo disco incredibile, fantastico ed ancora una volta sorprendente; nonostante i 20 anni di carriera alle spalle, la band inglese riesce ancora a fare la cosa più bella che la musica possa, ovvero suscitare emozioni.
Ennesimo capolavoro, il terzo di fila stavolta.
Three is the magic number.