Nell’anno del Signore 2003, quando oramai l’odissea nello spazio doveva già essere compiuta, c’è ancora qualcuno che non si è ancora svegliato dai viaggi lisergici degli anni ’70, quando i Black Sabbath scorrazzavano in giro per il globo, con il loro suono pieno ed oscuro: ed allora eccovi i Pablo. Questa trio, formatosi a Londra, ma originario della Scozia, sembra completamente rapito dal suono iper saturo e pieno, con il basso, che over pompato sul pomello della distorsione, spinge su un mood musicale prettamente psichedelico inglese… con le dovute distanze e con il dovuto rispetto, è più o meno è come se i gli Oasis o i Blur suonassero come i The Stoogies ed i Black Sabbath. Il dischetto in se stesso al primo ascolto non è poi così male, anzi è quasi divertente, anche se poi, ad ulteriori ascolti, sorgono due problemi di base: il primo è che alla lunga stanca un pochino, e soprattutto stanca il timbro del singer Fyfe, che se da un lato segue una via personale di interpretazione delle songs, dall’altro appare un pochino troppo “fighetto” ed alcune volte monocorde; l’altro è che il songwriting è fondamentalmente da canzonetta, molto basico e fin troppo lineare. Eh, già già, nell’anno del Signore 2003, quando oramai l’odissea nello spazio doveva già essere compiuta, c’è ancora qualcuno che suona come trent’anni fa, quando ancora tutti erano più che presi da questo tipo di suono… platter forse solo adatto per gli amanti più incalliti e più di larghe vedute del suono stoner e delle sonorità inglesi. Comunque sappiate che il 95% del lavoro di ‘The Story Of Love And Hate’ è praticamente stato scritto anni fa da Iommi/Bulter/Ward/Osbourne…