Gli
Skitliv sono un gruppo particolare, per quello che suonano e per la loro line-up, che vede al suo interno gente come Maniac (ex voce dei Mayhem) e un certo Kvarforth, già lucida e folle mente degli Shining. Dalla fuoriuscita di Maniac dai Mayhem erano cominciate a girare voci su questi Skitliv, si diceva che sarebbero stati malati e ai confini con il reale. Ovviamente tutta propaganda per attirare attenzioni su se stessi, ma su una cosa bisogna dargli ragione: hanno un perverso gusto per i deliri fobici, per quelle atmosfere asfissianti e opprimenti. C'è ancora molto da lavorare ma questo non toglie che
Skandinavisk Misantropi abbia a suo favore una personalità già abbastanza consolidata, e sicuramente l'esperienza e il mestiere di questi musicisti dovrà pur valere qualcosa. Gira tutto intorno ad un Doom Metal scarno e infetto, dove lo screaming di Maniac è forse l'unico punto di contatto ancora presente con il Black Metal, se si escludono altre piccole accelerazioni e incrementi di violanza, elementi che comunque sia in 69 minuti di musica (e di agonia) rasentano la media dello zero assoluto. Non mancano neanche momenti in cui è presente una vena che oserei definire psichedelica, acida, come una nube di gas che si espande nell'aria, soltanto che stavolta esce direttamente dalle casse dello stereo. Hollow Devotion, Towards The Shores Of Loss (Vulture Face Kain), A Valley Below e la conclusiva ScumDrug sono gli episodi migliori, grazie alla loro durata che permette alla band di sfogare e di mettere in musica svariati stati d'animo che difficilmente possono essere racchiusi in cinque minuti. Si muovo in maniera tutto sommato lineare, difficilmente azzardano soluzioni che possano andare oltre il confine del più canonico Doom Metal da viaggio nel tunnel degli orrori, eppure spesso risultano vincenti tramite idee semplici ma che ben dipingono uno scenario fatto di dolore e sofferenza. Non c'è la violenza dei Mayhem qui dentro, tanto meno la furia cieca e spietata di cui Maniac era solito avvalersi dietro al microfono in quel periodo, però c'è da dire che qualcosa proveniente da Chimera (disco dei Mayhem del 2004) è rimasto, soprattutto nelle sue parti più lente e contorte. Come esordio è sicuramente passabile e pur con qualche calo gli Skitliv dimostrano di possedere le carte in regole per portare avanti ed evolvere un discorso che può farsi ancora più allucinante. Affondando senza alcuna pietà il coltello nella piaga con quel sorriso compiaciuto da schizofrenico. In ultimo è il caso di sottolineare anche la presenza di artisti come David Tibet (Current 93) e Attila Csihar, che hanno contribuito a rendere il tutto ancora più storto e deviato.
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