I Winter Haze, passati da queste parti già con il loro demo "Innocent Dream" (2005), si ripresentano con l'album d'esordio "The Storm Within", che dalla precedente uscita non solo recupera tutte e quattro le canzoni che vi erano incluse, ma ne porta avanti lo stesso indirizzo musicale, ottenendone poi anche gli stessi, più che positivi, risultati. La proposta dei Winter Haze si conferma quindi un buon mix tra il Metal Sinfonico di Nightwish o After Forever ed il Power Metal Made in Italy, tra Labyrinth, Secret Sphere e Skylark.
Si parte subito con le novità, rappresentate dalle inedite "Trail of the Wolf" e "Eyes of the Dawn", che accentuano la componente sinfonica ed orchestrale dei Winter Haze, anche se la brava Giorgia Marra, qui, come poi per il prosieguo del disco, evita di eccedere nei vocalizzi lirici, con il chitarrista Raffaele Albanese che in diverse occasioni le si andrà ad affiancare al microfono.
Incappiamo quindi in quello che era stato l'episodio migliore del già citato demo, quella "White itch" che si avvale della gentilezza delle note di un pianoforte e dell'incedere incalzante di un brano spiccatamente power. Le nuove "Deconstruction of Mind", dalle atmosfere darkeggianti, e la più sostenuta "Unme", confermano i miglioramenti compositivi e nella cura degli arrangiamenti, e se continua a non convincere l'intimista "From Here to Eternity", nel suo complesso l'album mostra la sua solidità e diversi spunti interessanti.
Dato che "The Storm Within" è uscito con un po' di ritardo rispetto alla sua effettiva realizzazione, è probabile che ora i Winter Haze abbiano fatto ulteriori progressi, tuttavia resta un discreto esordio per una formazione da tenere d'occhio.