Copertina 6

Info

Anno di uscita:2009
Durata:52 min.
Etichetta:ConSouling Records

Tracklist

  1. SKY IN RED
  2. SIGNALS FROM OUTER SPACE
  3. LOST IN THE SPACE
  4. POR QUE' ME LLAMAS A ESTAS HORAS?
  5. POLARIS
  6. STARS IN THE DESERT
  7. GRAY
  8. ABSOLUTE INFINITE
  9. A SINGULAR DEPLOY
  10. COPERNICUS
  11. SPIDERS ON THE MOON
  12. BOOLEAN
  13. STELLAR

Line up

  • Jordi Ruiz: all instruments

Voto medio utenti

Innanzitutto complimenti alla ConSouling Records che ha deciso di stampare i suoi dischi in un formato, se pur limitato a 1000 copie, molto particolare e bello da vedere: una specie di libro che si apre sia verso destra sia verso sinistra, ampio e ricco di informazioni, ma mai caotico o fatto alla meno peggio. Parlando di musica in senso stretto questo disco del solo project spagnolo Exxasens, intitolato Beyond The Universe, bisogna ammettere che non è proprio una passeggiata. Basta guardare la copertina e leggere il titolo per rendersi conto che l'universo e lo spazio, con tutte le conseguenti e annesse immagini psichedeliche sono la maggiore fonte di ispirazione di questo artista, che le riversa in uno stile musicale dai tratti eterei e sfuggenti. Nella biografia allegata al promo si parla di Post-Rock e Post-Metal, due etichette che vogliono dire tutto e niente allo stesso momento. In realtà Exxasens si muove con molta prudenza fra sensazioni Ambient interrotte ogni tanto da chitarre elettriche che ad ogni modo non si fanno mai portabandiera di uno stile anche soltanto lontanamente avvicinabile al Metal propriamente detto. C'è un'atmosfera ovviamente psichedelica a reggere i trip sonori di brani come Signals From Outer Space Lost In The Space e Stars In The Desert, e c'è anche un pizzico di follia nell'accostare l'inno nazionale Sovietivo nella parte finale di Sky In Red. Si può dire con tranquillità che Beyond The Universe elude dai classici stilemi di un album Rock per andare in un secondo momento alla ricerca di sperimentazioni e soluzioni stilistiche che possono stimolare l'immaginazione, con l’intento di farla viaggiare in universi cosmici paralleli. E' un disco strumentale, molto omogeneo e compatto, malgrado uno stile aperto ad innumerevoli sfaccettature, ergo: potrebbe annoiare all'istante.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti

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