Cosa si può dire di altro su Steve Morse? Quello è quello che mi sono chiesto appena ho preso il CD in mano… questo è quello che mi sono chiesto mentre ho ascoltato il CD e questo è quello che mi sto chiedendo adesso mentre sto mettendo nero su bianco le mie impressioni.
L’album, il dodicesimo che porta il nome Steve Morse Band, si presenta piuttosto bene. Certo è che uno come lui e come chi suona con lui ha ben poco da dimostrare… questa è una delle cose chi mi ha lasciato non del tutto soddisfatto.
Mi spiego meglio: da Steve Morse ci si aspetta tanto e “Out Standing In The Field”, seppure sia un album ottimamente suonato,registrato e gradevole all’ascolto non mi ha soddisfatto del tutto.
Un inizio scoppiettante con “Name Dropping” fa partire bene l’ascolto salvo poco dopo passare da una buona energia ad momenti più sul riflessivo come in “Here And Now And Then“.
Assaggi dal sapore progressive qua e là in “Relentess Encroachment” e “More To The Point”, sfaccetature country in “John Deere Letter”, profumi metal in “Flight Of The Osprey” e classici barocchi, per l’appunto, in “Baroque’n Dreams”.
Tutti i brani sono eseguiti da tre professionisti indiscutibili, oltre al leader, al quale spetta un rigiriso e chiaro rispetto, mi sento di segnalare il bassista Dave Larue (altro “mostro sacro” della musica) che per tutto lo scorrere del CD non smette mai di fare da motore al carro che trasporta tutti gli altri.
Tutto sommato “Out Standing In The Field” è un disco che non stupisce ma non lascia nemmeno delusi.
Tanto per essere sintetici: tecnica 8, esecuzione 7, resa emozionale 5! Senza infamia ma anche senza lode.
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