“Streets of rock & roll” esce in contemporanea con la riedizione di “The right to rock” e rappresenta la vera sfida dei
Keel all’attuale mercato discografico del rock, straordinariamente avido di “anni ‘80”, tra ritorni più o meno “eccellenti” e newcomers impegnati nello spasmodico tentativo di carpire ai maestri il segreto di quei suoni così memorabili.
Per quanto mi riguarda, si tratta di un prodotto davvero competitivo in grado di fornire un temibile avversario a tutti quelli che decideranno di calcare il terreno dell’hard n’ heavy di stampo yankee, potente e grintoso, ma anche molto attento alla melodia.
Dimenticate, però, l’irruenza dei primi lavori della band e immaginate una prosecuzione di quel percorso di “affinamento” artistico che aveva condotto Ron Keel e i suoi
partners in crime alla realizzazione dell’ottimo “Keel”, un lavoro dove l’equilibrio tra forza d’urto e armonia sonora aveva raggiunto livelli di notevole accuratezza.
Insomma, i Keel ricominciano da dove, in sostanza, si erano fermati, e il loro approccio attuale appare “consapevole” e “maturo”, ma all’interno di un modus operandi ormai consolidato, in cui non mancano disinvoltura e verve, per un quadro complessivo di considerevole godimento e coinvolgimento emozionali.
Un risultato dovuto ad una crescita “naturale”, dunque, e non, come immagino potrà sostenere qualcuno, ad una scelta studiata “a tavolino” e pure quasi obbligata per signori di una “certa età” stimolati più dalle possibilità “commerciali” legate al ritorno in auge di certe sonorità, che non dal “sacro fuoco” dell’arte, ma se anche, eventualmente, si trattasse di dare credito a questa seconda interpretazione, bisognerebbe
comunque fare grandi complimenti alla band per com’è stata in grado di apparire credibile e assai abile nella sua “artificiosa” manifestazione musicale.
Songwriting di spessore, una formazione bilanciata e preparata e una pregevole produzione, ad opera del valente Pat Regan, sono, in realtà, gli unici
espedienti cui si affidano i nostri cinque americani, con la voce di Ron in ottime condizioni di forma, due chitarre affilate e sufficientemente sensibili e una sezione ritmica (con la new-entry Geno Arce) solida e precisa.
Non ci sono momenti particolarmente deboli nel programma di “Streets of rock & roll”, il quale si rivela come una pregevole collezione di pezzi ricchi di forza espressiva e di passionalità, tra refrain fatti apposta per essere riprodotti, atmosfere ad ampio respiro, schegge di class-metal losangelino e cadenze di hard rock “classico”, in un disco che mi sento di consigliare anche agli aficionados più “scettici” (e lo ammetto, anch’io lo ero un po’), che ormai guardano con un certo sospetto quest’emorragia praticamente inarrestabile di reunion
et similia.
Un graditissimo ritorno, dunque, assolutamente degno del passato del gruppo e, anzi, probabilmente da considerare come un ulteriore tassello di quel puzzle iniziato nel 1984 e oggi arrivato a delineare la
vera immagine dei Keel: una formazione che merita grande rispetto artistico e che rivendica con prepotenza una posizione di spicco anche sulle affollate
strade del rock & roll dell’anno 2010.
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