Passano solamente una ventina di secondi e vengo introdotto alla musica dei Suidakra da uno di quei riff contratti alla At The Gates, con chitarre bassissime e la veloce batteria impegnata in un serrato blast-beat. Il resto della canzone è tutto un susseguirsi di linea vocali e musicali molto melodiche - sullo stile degli Arch Enemy, condite da un gusto catchy e arioso che spesso mi ha ricordato gli Shadows Fall. Con queste credenziali non c'è dubbio che un gruppo riesca immediatamente a fare breccia nel cuore metallico della Century Media, sempre più delineata come casa protettrice dei gruppi del cosiddetto filone death metal melodico! Nonostante i Suidakra cerchino spesso di variare la loro proposta, si gira sempre attorno allo stesso punto: pur cercando di risultare folkeggianti, pur inserendo una (a volte irritante) voce pulita, pur puntando spesso sull'atmosfera piuttosto che sull'aggressività restiamo sempre intorno al movimento che contribuì a rendere famosa la città di Goteborg intorno alla metà degli anni 90. A parte il fatto che non vedo neanche così utile il tentativo di differenziare a tutti i costi la musica. Il gruppo eccelle in quello che sa fare: propone canzoni variegate, condite da una tecnica più che apprezzabile e soprattutto interessanti dal punto di vista del songwriting intendendo con questo la capacità di trasmettere la sensazione di ascoltare qualcosa di unito ed omogeneo piuttosto che una serie di riff messi in fila uno dopo l'altro. Un'ulteriore punto a favore dei Suidakra è l'eccelsa dote che la band ha nel comporre delle linee melodiche tutt'altro che scontate, come si può certamente apprezzare nella fantastica title track. Come mai un voto non altissimo, allora? Il problema è che nell'elenco di band messe sotto contratto dalla Century Media negli ultimi cinque anni ho contato almeno una decina di gruppi che propongono musica simile ai Suidakra... così risulta difficile seguire l'evoluzione (o spesso l'involuzione) che porta avanti un determinato movimento, che lo porta a progredire e ad evolversi. In questo caso di passi avanti se ne fanno davvero pochi, ma se questo non vi interessa e desiderate solo tre quarti d'ora di buona musica coinvolgente, sapete già cosa potete aspettarvi da "Signs For The Fallen"!
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