Copertina 6

Info

Anno di uscita:2009
Durata:40 min.
Etichetta:My Kingdom Music
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. CREATION
  2. HEATHEN REIGNS
  3. DEPICTING THE MACABRE
  4. SYMBOL OF SUBMISSION
  5. I FACTOR
  6. SUPERVISED LIFE
  7. NEVER TO RETURN
  8. HARVEST OF TRINITY
  9. TRUTH UNTOLD
  10. ATROCITY

Line up

  • Fredrik Wester: vocals & guitars
  • Håkan Karlsson: guitars
  • Kristian Martinsson: bass
  • Mattias Kern: drums

Voto medio utenti

Gli svedesi Warfect, dopo due demos, esordiscono sulla lunga distanza per la nostra My Kingdom Music, con il presente “Depicting The Macabre”, disco di solido e moderno thrash metal.
La band sin dall’iniziale “Creation” mette subito in chiaro le proprie coordinate stilistiche, le quali, pur partendo da una base thrash metal nella quale i patterns ritmici sono sovente quadrati, non disdegnano la melodia, in special modo quella di marca swedish (alla Soilwork per intenderci), la qual cosa li avvicina, in determinati episodi (“Atrocity” ad esempio), a certo metalcore misto allo swedish death che tanto di moda va adesso.
Tuttavia non si può dubitare che, tralasciando certe influenze e commistioni, la band sia fortemente legata al thrash metal, tanto nei pezzi veloci e ordinari, come “Harvest Of Trinity” e “Truth Untold”, quanto nei pezzi lenti, in special modo nella ballad “Never To Return”, dove le influenze di Pantera e Metallica sono evidenti, soprattutto nel costrutto della canzone. Il resto lo fa una produzione pulita, potente, moderna, dai suoni cristallini.
Tralasciando la descrizione del sound e concentrandoci sulla bontà della sostanza sonora, occorre dire che quest’ultima non è sempre di prim’ordine. Non perché sia suonata male, anzi, la band dimostra una buona perizia tecnica, ma proprio questa voglia di suonare in maniera più articolata, unita all’utilizzo della melodia, fa perdere notevolmente d’impatto alle canzoni, le quali, pur suonando violente, non riescono quasi mai ad assestare il colpo del K.O. all’ascoltatore.
Il risultato finale è un disco che non ha ‘anima’, e che, quindi, suona come un mero e freddo esercizio di stile.
Chi ama queste sonorità troverà pane per i suoi denti, a patto di non pretendere la luna. Gli altri vadano oltre.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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