La seconda vita dei
Kaipa porta con sé gli inaspettati frutti di una rinascita, che molto spesso nel nostro amato mondo del metal si tinge dei colori di un progetto meramente commerciale, o di una mossa nostalgica fine a se stessa. Non è questo il caso del combo svedese di
Hans Lundin, che dal 2002 ha ridato voce ad una creatura musicale affascinante e multiforme, seppur con trent'anni di vita alle spalle. Noti più per essere stata la prima band di
Roine Stolt, i Kaipa hanno peraltro sostituito il biondo chitarrista con l'ottimo Per Nilsson dal 2007, costruendosi una forte identità, forse un po’ distante dai primi vagiti della band, ma non per questo meno affascinante.
Ed è così che il 2010 ci consegna i Kaipa in forma smagliante, con un album davvero bello, intenso, profondo. "
In the Wake of Evolution" ci presenta otto tracce di lunga durata (eccezion fatta per un paio di brani), dove il rock progressivo degli svedesi va a braccetto con sonorità più tipicamente folk, riuscendo a creare una mistura sonora originale ed ammaliante. Le composizioni sono davvero baciate dagli dei, quanto ad originalità e freschezza compositiva, e la ciliegina finale sulla torta sono le due voci del combo: laddove
Aleena sfoggia una timbrica delicata e struggente,
Patrick controbatte con una voce operistica e decisa, molto simile al primo Freddie Mercury, e vi assicuro che il mix è dei più affascinanti! L'opener omonima non potrebbe essere manifesto migliore per il cd: una lunga suite semplicemente fa-vo-lo-sa, con un tessuto sonoro molto prog anni '70, dai suoni delle tastiere analogiche alla scelta degli arrangiamenti. Una sezione strumentale da capogiro (leggete i nomi della line-up e gioite) riesce a costruire un arabesco di rara intensità, grazie alle sterminate potenzialità allo strumento di ognuno dei componenti. Come se non bastasse, aggiungete a tutto questo ben di dio anche un momento particolarmente ispirato in fase di songwriting, ed avrete il disco prog rock perfetto. Una via l'altra, le songs ci portano da suggestioni alla Genesis ("
In the Heart of her own Magic Field") a richiami alla tradizione folkloristica svedese ("
Folkia's First Decision") a sonorità più vicine ai Queen (nella title-track), in una continua altalena di suoni, parti cantate e break strumentali da applausi a scena aperta. Punta di diamante dell'album, a mio avviso, la strabiliante "
Electric Power Water Notes", che sa anche spingere sull'acceleratore di distorsioni chitarristiche senza snaturare di un grammo il sound dei Kaipa.
Un disco che va ascoltato una decina di volte prima di essere compreso appieno, "
In the Wale of Evolution" dimostra di che pasta sono fatti i Kaipa, band svedese ingiustamente penalizzata da un oblio in cui non merita di galleggiare. Acquisto fortissimamente consigliato ai proggers più integralisti, ma ascolto sorprendentemente piacevole per chiunque ami suggestioni settantiane ed un prog rock suonato (e cantato) su livelli altissimi. Stupendo.