Copertina 7,5

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2016
Durata:72 min.
Etichetta:Napalm Records

Tracklist

  1. ABYSS
  2. MOON
  3. ENDLESS OCEAN
  4. THE WATER BEARER
  5. CROSSROAD
  6. MIRRORS
  7. DEAD PLANET’S EYES
  8. SEEDS
  9. ASTRAEA
  10. ARCH
  11. THE GUARDIAN
  12. REALMS OF LIGHTS

Line up

  • Walter: drums
  • Kevin: bass
  • Boris: guitar
  • dB: keys

Voto medio utenti

"Astra Symmetry" è un concept album a sfondo astrologico incentrato sui segni zodiacali (non a caso le tracce sono 12), quattro capitoli da tre brani ciascuno a riflettere i quattro elementi fondamentali (Aria, Acqua, Terra e Fuoco). La proposta degli svizzeri Monkey3 (giunti al loro sesto full-length) è prevalentemente strumentale, con minimi e mirati interventi vocali (tra l'altro non sempre ben definiti all'interno del mix), nella miglior tradizione teutonica di inizio Anni Settanta.

"Abyss" è già di per sé un ottimo biglietto da visita: sitar, ritmi tribali, basso pulsante, atmosfere dal gusto kraut abbinate a sonorità epiche, marcatamente progressive, con un pizzico di elettronica di scuola tedesca lasciano intuire in maniera piuttosto netta dove questi quattro ragazzi vogliono andare a parare. "Moon" suona più heavy e doomeggiante (con un lungo e gustoso assolo di chitarra), prima dell'ipnotica e lisergica "Endless Ocean". A caratterizzare "The Water Bearer" è invece un pianoforte vagamente sinistro che fa da contraltare agli incastri ritmici non scontati di "Crossroad", dall'incedere ancora fortemente prog/doom. "Mirrors" è un brano strumentale dalle tinte folk/acustiche infarcito di sintetizzatori e prelude alla "kashmiriana" "Dead Planet's Eyes", forse la prima vera canzone del lotto. Gli echi di Steven Wilson del periodo "Insurgentes" di "Seeds" e i rumorismi ayreonautici di "Astraea" conducono alle tre tracce meno convincenti dell'album, per via delle strutture praticamente identiche. "Arch" è un bel crescendo che sfocia in un notevole e appassionato solo di Boris, mentre "The Guardian" (altro crescendo) colpisce per il finale "a sorpresa". "Realms Of Lights" (terzo crescendo di fila) è kraut al 100%, dalla partenza acustica all'evoluzione marziale dall'arrangiamento esplosivo.

Non penso che ai Monkey3 interessi particolarmente "piacere" a qualcuno. Come già anticipato, questi ragazzi hanno ben chiaro nelle loro menti il messaggio che vogliono veicolare e come sfruttare gli strumenti a loro disposizione per esprimerlo al meglio. Lavorerei ancora un po' sulle strutture dei brani (in più di un'occasione sembra di trovarsi al cospetto di una jam poco ragionata) "snellendo" così anche il minutaggio. Per il resto, promossi.
Recensione a cura di Gabriele Marangoni

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