Siamo nel 1987 quando
Dann Huff ed
Alan Pasqua decidono di mettere a frutto l'esperienza fatta nel corso degli anni (innumerevoli le collaborazioni) formando un proprio gruppo. I due contattano
Mike Brignardello, come loro di Nashville, e sottraggono
David Huff, fratello di Dann, ai
White Heart, rinomata band di Christian Metal. Cercano a lungo un cantante, ma non riuscendo a trovare nessuno adatto affidano (per fortuna!) le parti vocali proprio a Dann Huff, su insistenza dei suoi stessi compagni. Dopo aver trascorso sei preziosi mesi nello studio del produttore
Keith Olsen, ottengono un contratto con la A&M grazie al manager dei
Bad Company,
Bud Prager.
Per registrare questo grandioso album d'esordio si trasferiscono in Inghilterra, dove vengono affidati alle cure dell'ex cantante/chitarrista dei
Charlie,
Terry Thomas. In America il disco viene quindi pubblicato nell'agosto del 1989 (good times!) e, almeno inizialmente, non ottiene positivi riscontri di vendite.
Poco importa perché basterebbe l'introduzione del super classico "
I'm a Believer" per sondare che siamo davanti ad uno dei più fascinosi melodic rock album di sempre!
C'è la stessa intimità dei grandi
Refugee di '
Burning From The Inside Out' riveduta e corretta.
E quando questo prezioso singolo, con accenni di chitarra alla
U2, comincia a girare in radio, la casa discografica europea decide improvvisamente di pubblicare il loro straordinario primo album.
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Innocent Days' rincara la dose sulle stesse frequenze, con un basso pulsante e anche qui con chitarre vagamente U2.
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I Can't Get Close Enough' attesta che '
Last Of The Runaways' non è una semplice collezione di brani melodic rock, ma quando vuole picchia anche più duro tra riverberi Zeppeliniani riadattati alla loro scrittura.
Poi c'è il secondo singolo '
I'll See You In My Dreams' che è semplicemente una power ballad che in molti avrebbero vuoto comporre.
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No Way Out' preannuncia già alcune sonorità dell'altro moloch che comporranno, "
Time To Burn".
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Shake Me Up' è un altro hard stunt di grande fattura, prima del terzo singolo lanciato principalmente sul mercato giapponese (grazie al secondo mini lp) "
It Takes Two", altra semi ballad irrorata da un fuoco 'sacro'.
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Hold Back The Night' ha forse il refrain più irresistibile di tutto 'Last Of The Runaways'.
Mentre '
The Big Pitch' chiude l'album deluxe chiamando in causa sonorità alla
Van Halen ancora una volta piegate all'incredibile trademark dei Giganti.
Non dubitate questo è vero hard rock di frontiera, per un album che possiede un passo che molti si sognano soltanto, un vero e proprio mito che resiste all'usura del tempo.
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