Copertina 7

Info

Anno di uscita:2018
Durata:42 min.
Etichetta:AOR Heaven

Tracklist

  1. HEADS OR TRAILS
  2. CARRY ON
  3. HIDING AWAY FROM LOVE
  4. DOUBLE NATURE
  5. WILDFIRE
  6. WHAT WE'VE COULD BEEN
  7. NOWHERE LEFT TO GO
  8. RIVER RUNS DRY
  9. OLDER AND WISER
  10. LEAVING THIS TOWN
  11. ONE STEP AWAY

Line up

  • Roger Ljunggren: guitar
  • Peter Andersson: bass
  • Peo Pettersson: vocals, keyboards
  • Mauritz Petersson: drums

Voto medio utenti

I P.A.L. sono il risultato artistico dell’alleanza tra Peo Pettersson (Leviticus, Axia, Peo), Peter Andersson (Axia, Niva) e Roger Ljunggren (Grand Illusion, Niva, Peo, T'Bell) i quali, coadiuvati da Mauritz Petersson, danno alle stampe per AOR Heaven questo “Prime”, un gradevole esponente di hard melodico scandinavo, cromato nelle chitarre e adescante nelle strutture armoniche.
Chi ha apprezzato Peo per il suo passato professionale (comprendente anche un'onorevole carriera solista) lo ritroverà in ottima forma, e lo stesso giudizio si può tranquillamente estendere alle condizioni di Ljunggren, un chitarrista capace, in conformità alla migliore scuola svedese dello strumento, di mescolare con disinvoltura funambolismi e sensibilità.
Un’affidabile sezione ritmica e la buona qualità del songwriting fanno il resto e così, se apprezzate “roba” alla Skagarack, Alien e Bad Habit, o, volendo essere un po’ più “contemporanei”, venerate Eclipse e W.E.T., anche questi P.A.L. potranno garantirvi tre quarti d’ora (scarsi) di good vibrations, prive dei picchi espressi dai suddetti numi tutelari e tuttavia non per questo poco appaganti.
Le trame ariose di “Heads or trails” predispongono favorevolmente a un ascolto che con la successiva “Carry on” (un pulsante anthem dallo spirito piuttosto ottantiano) e soprattutto con la terza “Hiding away from love” (dall’andamento davvero contagioso) cresce nell’intensità emotiva in maniera assai imponente.
Tensione emozionale che si mantiene su alti livelli grazie alla passionalità e al tocco vagamente Sabu / Kiss-iano di “Double nature”, alla grinta di “Wildfire” e alla vischiosità melodica di “River runs dry”, mentre la ballata “What we've could been” e la canonica “Nowhere left to go” non vanno oltre una piacevolezza non particolarmente impressionante e duratura.
Il retaggio metallico che alimenta “Older and wiser” e “Leaving this town” piace per misura ma non convince fino in fondo al pari della caramellosa “One step away”, troppo manieristica per imprimersi veramente nella memoria.
Prime” non nutre ambizioni di vertice del settore e al tempo stesso riesce a salvarsi dall’abisso della banalità e dell’indifferenza … un discreto “inizio” per una band che può dare molto di più.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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