Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2003
Durata:42 min.
Etichetta:Metal Is
Distribuzione:Edel

Tracklist

  1. OPEN
  2. LOSING MYSELF
  3. DESERT DANCE
  4. FALLING BEHIND
  5. GREAT DIVIDE
  6. RHYTHM OF HOPE
  7. TRIBE
  8. BLOOD
  9. UNDER MY SKIN
  10. DOING FINE

Line up

  • Geoff Tate: vocals
  • Kelly Grey: guitars
  • Michael Wilton: guitars
  • Eddie Jackson: bass
  • Scott Rockenfield: drums

Voto medio utenti

Primo studio album per Sancturay Records, etichetta presso la quale i Queensryche sono approdati con la pubblicazione del live Live Evolution e che vede per molti aspetti la band capitanata da Geoff Tate fare un passo indietro verso il sound che fece la loro fortuna con album quali Empire sopra tutti. È innegabile che un passo indietro dopo i poco fortunati e apprezzati tentativi rappresentati da Hear In The Now Frontier e Q2K sia stato compiuto dalla band, non a spingersi fino i livelli massimi dettati da Rage For Order o Operation Mindcrime, ma sicuramente la classe e lo stile sobrio, che da sempre caratterizza i Queensryche, sono tornati di nuovo in luce con Tribe. Le 10 tracce del nuovo album, caratterizzate da uno spiccato senso melodico e da una gran eleganza, sono tutte di alto livello qualitativo, volte alla ricerca di semplicità e immediatezza più che mai rispetto al passato, ma non per questo banali o intuitive, anzi ancor più valorizzate in questa loro veste spoglia e diretta. Le iniziali "Open" e "Losing Myself" sono emblematiche sotto questo aspetto e si imprimono immediatamente nella mente per i loro refrain e per le loro melodie, accattivanti e dal gusto tipicamente Queensryche, che sembrano riprendere proprio là dove la band aveva interrotto con Empire. Dalla metà del disco in avanti invece, ovvero da "Rythm Of Hope" in poi, lo standard generale subisce un'inversione di tendenza, presentando brani più volti ad una certa ricerca introspettiva, più cupi e difficili da assimilare: ritmiche molto lente e cadenzate, innesti acustici e chitarre insolitamente ribassate caratterizzano brani quali la title-track, "Blood" e "Under My Skin". Anche sotto questa luce, meno accesa e più sfumata, Tribe si dimostra essere un disco davvero valido, allo stesso tempo un passo avanti per certe scelte e un passo indietro al sound del passato per certe altre, che presenta una band consapevole delle proprie attuali potenzialità e di tutto quello di positivo che nel passato i Queensryche hanno costruito.
Recensione a cura di Marco 'Mark' Negonda
Mancato ritorno di DeGarmo

Quest'album,tra i migliori dell'era post-De Garmo,doveva essere il disco del rientro del suddetto,tanto che circolarono anche foto promozionali con lui in line-up e invece il nostro fa solo una comparsata in una manciata di brani e il resto risulta interessante ma non proprio esaltante.Ormai la band ha perso la bussola e Tate non è più in grado di creare quelle superbe e melodiche linee vocali di un tempo,che mantenevano i piedi ben saldati nelle origini metal della band.

mezza delusione

molti lo reputano quasi come il disco della rinascita dei 'Ryche, invece per me non fa altro che continuare sul discutibile sentiero intrapreso da "Promised Land" in poi. Posso salvare non più di 3 o 4 brani,il resto è da dimenticare. Si dovrà aspettare l'ottimo "Operation Mincrime vol.2" per ritrovare la band di Seattle in grande forma!

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