Direttamente dalla Russia con il loro full length d'esordio, dal titolo ''
Domain. Nation'', gli
Instant Suppression ci regalano del
Progressive Metal ben strutturato ed elaborato; tanto da stimolare la curiosità dell'ascoltatore.
Successivo ad un Ep (''
To The Back Of Beyond'', 2007) ed un Singolo (
De| Com| Pression, 2009), il disco ora in esame presenta un sound riconducibile a quello degli svedesi
Opeth: molto oscuro e dai cambi ritmici evidenti.
Per quanto riguarda le parti vocali lo stile Growl è spesso proposto, alternato ad una voce femminile, quest'ultima soave e flemmatica; al contrario di quella maschile, che pur non rientrando negli standard di competenza
Progressive, risulta dinamica al punto giusto e grintosa più che mai.
In tutto l'album, evidenti sono le sfumature e le influenze provenienti da altri ambiti del genere
Metal (ad esempio il
Death).
Tutte le tracce di ''
Domin. Nation'' emergono come ferme e decise; conferiscono all'ascoltatore, grazie ai grintosi riff e ad una ritmica decisamente martellante, tanta grinta ed energia. Purtroppo dopo qualche ascolto si scade in una ripetizione assidua... Quasi fastidiosa!
Evidente è l'eccelsa tecnica presente alla base e lo stesso vale per la padronanza strumentale... Fuori dagli schemi!
In apertura si presenta ''
Shapless Threat'': pezzo molto accattivante, orecchiabile e dalla ritmica travolgente; sul finale i riff di chitarra risultano davvero eccentrici.
Si tratta di un brano che si lascia ascoltare e ricordare...
Sulla scia del precedente troviamo ''
Fake'', in cui viene riproposto completamente il lavoro fatto per la prima traccia; cosa davvero inaspettata e poco elegante!
L'omonima al disco ''
Domain. Nation'' esibisce sfumature diverse ed un sound che si avvicina più ad un
Death Metal molto (molto) melodico.
Si tratta del caso in cui gioca un ruolo fondamentale la voce, in quanto attira l'attenzione grazie al proprio essere versatile e distorta.
Da questo punto in poi il disco assume una posizione statica, proprio a livello di sound dei singoli brani: di volta in volta riproposto in modo completamente identico.
''
Segment I'' è uno strumentale discutibile che introduce ''
Regeneration Age''; quest'ultima, traccia assolutamente valida, eccentrica e ben strutturata.
La parte vocale, lenta e melodica, qui presente viene ripresa in ''
Take The Power''. Cosa relativamente originale!
Conformato in modo migliore rispetto alla prima, risulta essere ''
Segment II'', altro intervallo strumentale e ''dolce'', di breve durata.
''
To The Book Of Beyond'' si diferenzia dalle altre composizioni proprio per la struttura iniziale, purtroppo dopo qualche minuto torna ad essere inerte come le altre composizini.
In chiusura, abbiamo la tranquilla (almeno in apparenza) ''
Lost In Light''.
Possiamo affermare che ''
Domain. Nation'' è un disco avente ottime basi tecniche, un sound battente ed energico costante fino alla fine; resta il fatto che risulta ripetitivo e ''abitudinario''... All'ascolto pesante!
Si tratta, palesemente, di un caso in cui la band non sfrutta al massimo le proprie potenzialità e di conseguenza la competenza tecnica passa in secondo piano.
Buoni artwork e produzione.