Quando si muovono gli
Anaal Nathrakh si muove una scena musicale intera. Sono autoritari come dittatori, saggi come degli sciamani, e hanno un gusto estetico per la violenza controllata e le atmosfere marziali degne di una parata militare e per concludere sprigionano un alto tasso di oppressione al limite con il collasso nervoso. Farsi travolgere da un disco come
Passion è come passeggiare sull'orlo del suicidio in preda all'ultimo stadio della crisi depressiva, è un'esperienza che tramite l'odio vi riporterà a una visione più lucida e realistica nei confronti di tutto quello che vi circonda. Ogni disco che si accingono a pubblicare è un piccolo, ma costante, passo avanti verso l'esplorazione di un Black Metal personale e assolutamente ben riconoscibile, che malgrado una produzione di primo livello non perde un'oncia di brutalità. Ovviamente quello che rimarrà degli Anaal Nathrakh dopo l'inverno nucleare non saranno i suoni delle chitarre o dei rullanti, saranno le melodie ispirate e gli avvolgenti ritornelli, che più vengono assimilati e più sembrano delle deflagrazioni nel bel mezzo di una messa. Passion è compatto e blindato eppure ogni singolo brano ha delle caratteristiche che gli permettono di distinguersi nel caos, e qui cito Drug-Fucking Abomination, ossia sette minuti di mistica catarsi, Tod Huetet Uebel, Volenti Non Fit Iniuria e Le Diabolique Est L'ami Du Simplement Mal, canzoni ciniche e spietate, costruite su delle ritmiche bestiali e su un riffing che sembra una slavina in piena e rovinosa caduta. Ottima anche la prestazione vocale, assurda e atroce quando esprime il suo screaming maledetto quanto evocativa e inquietante quando si fa avanti con le clean vocals. Passion è il ritorno di un duo che vive, respira e sparge veleno, un perfetto atto di rappresaglia verso chi ha abbassato la testa pensando che non ci sia più nulla da dire in questo genere.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?