Parlare dei francesi
Alcest (per i pochi che li conoscono oramai una cult band) è al tempo stesso facile e difficile.
È facile perché in fondo musicalmente sono abbastanza lineari, in quanto il sound ruota completamente intorno alla chitarra del leader
Neige, assecondandone l’ampio respiro, che abbraccia tanto atmosfere sognanti e liquide, quanto lunghe ed inesauribili tirate dal sapore progressivo. Ogni tanto l’atmosfera è rotta da sfuriate black metal, memori del primigenio passato della band (sebbene la band si definisca anche post rock/shoegaze).
È difficile perché è capace di emanare un fluido magnetico indecifrabile, inesprimibile, un coacervo di emozioni senza fine, che ti scavano dentro e delle quali è difficile parlare.
C’è un uomo, e c’è una chitarra, lo strumento attraverso il quale quell’uomo si esprime, ma quel che c’è dopo, l’outburst di questo lineare processo compositivo, ha del miracoloso.
Neige tratteggia paesaggi lontani, melanconici, che si perdono nel vento dei ricordi, una brezza che spira sempre più forte.
Atmosfere placide, soavi, sfociano in trip chitarristici che scavano a fondo nell’anima, che mai si aprono a sprazzi di felicità, preferendo rimanere in una dimensione onirica, intima, con un mood che è emozionale, oscuro, a tratti gotico.
Pur non potendo essere tecnicamente definita tale, questa musica è molto affine all’Ambient, perché su nutre di suggestioni, mette al centro non se stessa, bensì l’ascoltatore, il quale può leggervi quel che esso stesso ha dentro in quel momento. La musica degli
Alcest invita a guardarsi dentro, a confrontarsi con se stessi, con le proprie emozioni, e questo non è per tutti.
Con “
Écailles De Lune”, potrete ridere o piangere alla stessa maniera, ma non potrete restare indifferenti. Vi emozionerete. E oggi le emozioni non hanno prezzo. E non si possono quantificare con un numero, quello che leggete in calce a questa recensione è puramente indicativo.