Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:118 min.
Etichetta:HevyDevy Records

Tracklist

  1. REJOICE
  2. FALLOUT
  3. MIDNIGHT SUN
  4. A NEW REIGN
  5. UNIVERSAL FLAME
  6. WARRIOR
  7. SKY BLUE
  8. SILENT MILITIA
  9. RAIN CITY
  10. FOREVER
  11. BEFORE WE DIE
  12. THE ONES WHO LOVE
  13. Z2
  14. FROM SLEEP AWAKE
  15. ZILTOIDIAN EMPIRE
  16. WAR PRINCESS
  17. DEATHRAY
  18. MARCH OF THE POOZERS
  19. WANDERING EYE
  20. EARTH
  21. ZILTOID GOES HOME
  22. THROUGH THE WORMHOLE
  23. DIMENSION Z

Line up

  • Brian Waddell: bass
  • Ryan van Poederooyen: drums
  • Dave Young: keyboards, guitars
  • Devin Townsend: vocals, guitars, bass, keyboards, programming
  • Anneke van Giersbergen: vocals (backing)

Voto medio utenti

Cosa suggerisce il fatto che il sommo drammaturgo William Shakespeare un bel giorno scrisse “Amore guarda non con gli occhi ma con l’anima”?
Ve lo dico io: che anche i migliori, ogni tanto, fanno cilecca.
Aggiungerei una ulteriore chiosa: uno dei rischi connaturati alla estrema prolificità artistica risiede nei temporanei prosciugamenti della sorgente creativa; dalle crepe nel terreno un tempo fertile, come immaginerete, promanano insalubri esalazioni di ristagno e… di banalità.

Se devo essere onesto, mi si accappona la pelle ad accostare simile termine al canadese, senz’ombra di dubbio nella top ten dei miei musicisti favoriti di ogni epoca e galassia; d’altro canto, pur rimanendo inalterata la stima che nutro per lui, non posso esimermi dall’esprimere una moderata delusione per la sua ultima fatica discografica.

E “fatica” pare proprio il vocabolo più adatto a descrivere , vista la sua gigantesca mole: 23 canzoni per un totalone di ben 118 minuti di musica, suddivisa in due distinti macro capitoli.
Andiamo dunque a sviscerarli separatamente…

1- SKY BLUE
Premessa doverosa: il dischetto in esame non c’entra una cippa con Ziltoid e le sue avventure all’aroma di caffè; per quelle dovrete attendere il secondo cd.
Nei solchi di Sky Blue rinverrete invece il Devin più intimista, contemplativo e new age; quello, per dire, che ha regalato al mondo opere del calibro di Ocean Machine, Terria e Addicted. Già, peccato che qui manchi l’impatto emotivo del primo, la complessità strutturale del secondo e il gusto per la melodia del terzo. Vi sono similitudini anche con Epicloud, eppure qui non troverete traccia dell’impetuosa freschezza che rendeva quest'ultimo speciale.

Stando alle interviste, il mood uggioso e malinconico dell’album trarrebbe linfa dalla scomparsa di persone care al povero Townsend; alla luce di ciò, spiace ancor più dover rilevare una generale mancanza d’ispirazione compositiva.
Ok, parliamo pur sempre di un genio che non riuscirebbe a registrare un album brutto nemmeno se si impegnasse. Ma da chi è solito sfornare capolavori a raffica appare lecito attendersi qualcosa in più rispetto ai cori di Before We Die, al groove dell’opener Rejoice, alla crepuscolare epicità di Midnight Sun -unico episodio davvero all’altezza delle aspettative- o alla suadente enfasi di Universal Flame –sorta di Save Our Now meno smaccatamente pop-.

Il resto, poi, annaspa nel limaccioso acquitrino della mediocrità: non basta l’angelica ugola della fidata Anneke van Giersbergen a trarre in salvo linee vocali trasandate come quelle della strofa di Warrior; gli arrangiamenti elettronici presenti su Sky Blue e Silent Militia sono sì da pelle d’oca, ma per i motivi sbagliati; Rain City valica troppo presto il confine della noia, mentre A New Reign, se mi si concede la brutalità, è semplicemente inutile.

Devinino mio, soffro come un cane a scrivere certe cose. D’altra parte, se penso anche solo per un istante a brani come Deep Peace, Ih-Ah! o Life, mi convinco ancor più che una (larga) sufficienza sia il massimo che posso concedere al primo dischetto.

Voto parziale: 6

2- DARK MATTERS
Oh, eccolo qui il nostro adorabile alieno!
È ancora in forma come nell’ormai lontano 2007? Direi che se la cava benone, pur con qualche distinguo che solleveremo a breve.

Anzi, togliamoci subito i sassolini dalle scarpe: Dark Matters riprende le sonorità aggressive e bombastiche che latitavano in Sky Blue, ma la genuina, cruda follia che graziava il primo Ziltoid non trova cittadinanza nemmeno qui. Si badi: di follia ce n’è quanta volete, ma più costruita, di maniera, direi addirittura forzata.
Oltre a ciò, ritengo che lo smodato utilizzo della voce narrante, per quanto godibile (pensate allo stile formale e impostato di un annunciatore radiofonico anni ’50) finisca per spezzare il natural fluire della musica, senza contare che non tutti conoscono così bene la lingua inglese o hanno voglia di seguire per filo e per segno la trama -riassumendo all’osso il concept: Ziltoid dovrà stavolta salvare il nostro pianeta da una temibile War Princess e dal suo esercito di Poozers-.
Termino la rassegna delle note dolenti denunciando una prima fase arrancante: Z e From Sleep Awake (poco incisive), Ziltoidian Empire (sconclusionata) e War Princess (dalla durata esorbitante al netto delle idee contenute) mi avevano fatto temere per il peggio.

Fortunatamente, il prosieguo si assesta su livelli ragguardevoli: l’irruente Deathray (deo gratias: finalmente un bel riffone!), March of The Poozers (deo gratias parte II: finalmente una grande linea vocale!), Ziltoid Goes Home (immensa prova del batterista Ryan van Poederooyen per quanto, a volerla dir tutta, io la drum machine del primo me la godevo un bel po’) e il maestoso commiato affidato a Dimension Z ci riconciliano con questa release e permettono di terminare l’ascolto con un sorriso stampato sulle labbra.

Il livello del predecessore non viene raggiunto, ma un “discreto” (come alle medie) Dark Matters lo strappa eccome.

Voto parziale: 7

Cosa si è inceppato stavolta?
Troppa carne al fuoco, due dischi che fra loro legano quanto Steven Seagal e l’arte della recitazione, tanti passaggi a vuoto che mortificano i momenti di ottima musica. Sarebbe stato forse meglio scendere a miti consigli, concentrarsi sugli spunti migliori e limitarsi a un unico cd?
Io la mia idea l’ho maturata, e vi invito a fare altrettanto concedendo comunque una chance a: al di là delle recriminazioni di un recensore puntiglioso stiamo pur sempre parlando del grande Devin, no?
Recensione a cura di Marco Cafo Caforio

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 22 feb 2015 alle 18:16

Sky Blue non se lo fila nessuno ma io personalmente l'ho sentito molto, sarà la depressione! Per quanto riguarda Dark Matters, bello bello, se si fosse chiamato Sky Blue pt.2 sarebbe stato un capolavoro, ma con il caffeinomane non c'entra una cippa. Per me non ce n'è, se avesse voluto fare un sequel fatto bene avrebbe dovuto prendere Deconstruction nel lontano 2011 prima di metterlo in commercio, cambiargli tutti i testi e chiamarlo "Sixth Dimensional Cheeseburger", quello avrebbe venduto parecchio.

Inserito il 26 ott 2014 alle 11:24

Dopo averlo ascoltato con molta attenzione, proprio perchè faticavo a capirlo, l'ho finalmente inquadrato e sono perfettamente d'accordo. Però io torno ad ascoltarmi Terrìa..

Inserito il 26 ott 2014 alle 10:09

Per fortuna su questo sito si leggono sempre recensioni "libere" e sentite. Alla faccia di compiacenza verso case discografiche e/o timore revernziale nei confronti di mostri sacri. Sono più che sicuro che alla fine avremo la stessa impressione.

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