Copertina 8,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2010
Durata:59 min.
Etichetta:Code 666
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. PĂMîNT
  2. DACIA HIPERBOREANĂ
  3. UMBRA
  4. OCHIUL INIMII
  5. CHEI DE ROUĂ
  6. TARA DE DINCOLO DE NEGURĂ
  7. JAR
  8. ARBORELE LUMII
  9. îNTOARCEREA AMURGULUI

Line up

  • Ageru Pămîntului: vocals, percussions, xylophone & panpipe
  • Corb: vocals & guitars
  • Spin: guitars
  • Gădineţ: bass
  • Inia Dinia: keyboards
  • Negru: drums & percussions

Voto medio utenti

Il ritorno dei Negura Bunget coincide con un nuovo corso per la band, orfana di 2/3 dei membri fondatori, essendo rimasto il solo Negru a portare avanti le sorti della compagine transilvana.
Chiariamo subito una cosa, questo è il miglior disco che i Negura Bunget abbiano mai fatto, anche migliore di “’N Crugu Bradului”.
La ragione di questa affermazione perentoria trova fondamento nella constatazione che mai come in questo caso i nostri abbiano saputo interpretare il vero spirito del black metal che, a differenza di quel che molti pensano non è (almeno non solo) metal satanico, ma è in primis musica individualista e autoreferenziale, autarchica, indipendente, anticonformista. Il black metal è tradizione, è resistenza alla modernità e alle tendenze progressiste. Il black metal è anche, e soprattutto, attaccamento alle proprie radici, al proprio dato antropologico/culturale. Il black metal è ‘zeigeist’.
Tutto quanto poc’anzi detto trova piena definizione in questo “Virstele Pamintului”, nel quale il black metal comunemente inteso (le classiche sfuriate e il riffing maligno) si sposa con la tradizione e il folklore tipico della terra che più ha ispirato il metal estremo, ovvero la Transilvania, patria di Vlad Tepes III, alias Dracula. Con la piccola, ma significativa, differenza che questa terra ci viene raccontata dai nativi, da chi su quella terra è nato e cresciuto e ne è pervaso dalla sua mistica spiritualità.
Basta ascoltare la doppietta iniziale composta da “Pamint” e da “Dacia Hiperboreana” per comprendere quel che dico. I richiami folk, frutto di chitarre acustiche, dello xilofono e del flauto di pan, ci trasportano in quella terra oltre le foreste, dove le cime dei monti sono nebbiose, per immergerci in atmosfere soprannaturali, ultraterrene, esoteriche.
A ciò bisogna aggiungere che il cambio di line-up non ha certo inficiato il songwriting della band, il quale addirittura sembra averne guadagnato. Le canzoni sono meno ostiche rispetto al passato, meno ermetiche, riuscendo a donare anche un certo impatto, con piccole gemme quali ad esempio “Che De Roua”. Ma in generale tutto il disco è su livelli altissimi.
Virstele Pamintului” è un disco maturo, completo, ricco di feeling e di atmosfera. Un “must have” per gli amanti del black metal e per chi dalla musica cerca emozioni.


Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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