Copertina 9

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:1996
Durata:37 min.
Etichetta:Metal Blade

Tracklist

  1. NAILED TO GOLD
  2. BURN WITH JESUS
  3. HERE IN AFTER
  4. I FEEL NOTHING
  5. AWAY FROM GOD
  6. TOWARDS EARTH
  7. UNDER THE SUPREME
  8. CHRIST'S CAGE

Line up

  • Ross Dolan - Vocals/Bass
  • Robert Vigna - Guitar
  • Thomas Wilkinson - Guitar
  • Craig Smilowski - Drums

Voto medio utenti

Dopo l’uscita “Dawn Of Possession” gli Immolation devono aspettare ben 5 anni per dare alle stampe il successore, “Here In After”.
Dopo essere stati scaricati dalla Roadrunner Records, la band si rinchiude in se stessa e dopo un nuovo accordo discografico, con la Metal Blade Records, nel 1996 la band è massiccia e incazzata per tornare in pista e maciullare chiunque si pari sul loro cammino.
Here In After” non mostra sostanziali novità rispetto al debutto, e in effetti all’epoca qualcuno rimase deluso perché dopo 5 anni si aspettava quella che i fini dicitori chiamano evoluzione. Ma gli Immolation a loro modo si evolvono, portando all’ennesima potenza il costrutto di “Dawn Of Possession”, suonandolo più veloce, più brutale e più tecnico, e, soprattutto, più oscuro e claustrofobico.
Qui non c’è melodia, ci sono solo oscuri antri nei quali rimbomba la cavernosa voce di Ross Dolan, accompagnata dagli assoli di Bob Vigna, più lunghi, più alieni, più indemoniati di sempre, e con Craig Smilovski che offre una prova dietro le pelli più complessa, più disarticolata, e, ovviamente, più devastante, anche se penalizzata leggermente da un produzione non eccelsa.
Come sul debutto, l’inizio “Nailed To Gold” è senza fronzoli e parte con una ferocia invereconda che sarà il leit motiv del disco, ma badate bene, la malvagità delle canzoni, che si esprime anche mediante lancinanti dissonanze della coppia d’asce, è inserita all’interno di strutture complesse, cervellotiche, magmatiche, a volte persino bizzarre se si pensa all’inizio di canzoni come “I Feel Nothing” o “Towards Earth”.
Il sound sovente sembra trasfigurare, mutando lentamente in una spirale avvolgente e soffocante, con le canzoni che si avvitano su se stesse, come nella title-track. Dal punto di vista tecnico questo disco sembra anticipare quello che poi sarà chiamato tech death metal, ma spogliato di quella componente ‘core’ che ha fatto la fortuna di band come Misery Index e Cryptopsy, spingendo maggiormente sull’aspetto brutale, di quello che poi sarà chiamato slam death metal.
L’universo lirico è ancora concentrato sull’anticristianesimo e trova la sua massima espressione nella conclusiva e apocalittica “Christ’s Cage”, dove musicalmente si trova la perfetta sintesi tra i crudeli assalti all’arma bianca e gli oscuri rallentamenti.
Ai meno avvezzi “Here In After” potrà suonare monolitico o, alla peggio, monocorde, e addirittura ostico, perché qui di melodia ce n’è poca e quella che c’è affoga in una viscida e putrida melma di riff compressi e vocals sorde e gutturali, ma ci troviamo di fronte, ancora una volta, ad un grandissimo disco anche se arrivato abbastanza in ritardo sulla scena, relegando gli Immolation a band di culto, quando in realtà avrebbero potuto essere i più grandi di tutti.

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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