Copertina 10

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:2000
Durata:42 min.
Etichetta:Metal Blade

Tracklist

  1. HIGHER COWARD
  2. FATHER, YOU'RE NOT A FATHER
  3. FURTHEST FROM THE TRUTH
  4. FALL FROM A HIGH PLACE
  5. UNPARDONABLE SIN
  6. LOST PASSION
  7. PUT MY HAND IN THE FIRE
  8. CLOSE TO A WORLD BELOW

Line up

  • Ross Dolan : bass/vocals
  • Thomas Wilkinson : guitar
  • Robert Vigna : guitar
  • Alex Hernandez : drums

Voto medio utenti

Un anno e mezzo dopo “Failure For Gods” gli Immolation pubblicano il loro quarto disco, il qui presente “Close To A World Below”.
Il sound della band è ormai consolidato e riconoscibilissimo, stiamo parlando di una musica che unisce ferocia e aggressione, con ritmiche solide come cemento e abilità tecnica nonché capacità di scrivere canzoni brutali, oscure e claustrofobiche.
Eppure la band non si contenta di avere già scritto pagine memorabili di death metal, così su questo disco spinge la propria personale interpretazione del death metal oltre i limiti.
La band non è mai stata così contorta e deviata come prima, mai così asfissiante, con un drumming perverso e obliquo, riff minacciosi e dissonanti, e la voce di Ross Dolan che esplora nuovi e sconosciuti antri nelle profondità della terra.
Close To A World Below” è un disco di brutal death metal, con atmosfere che, passatemi il paragone, richiamano il depressive funeral doom metal, e con uno spirito black metal, per via dei testi e dell’attitudine anticristiana che qui assurge a state of art, con testi profondissimi e ricchi di cinismo e disincanto.
Si parte subito fortissimo con un grandissimo pezzo come “Higher Coward” nel quale le chitarre ‘grindano’, disegnando virgole di inferno in una struttura della canzone che oserei dire lovecrafiana.
Viene il mal di testa, che si fa lancinante nella successiva “Father You’re Not A Father” che parla degli abusi dei prelati sui minori e il testo è semplicemente da brividi:

“Touch me I'm warm, but not alive
Feel my hot breath, but I'm not living
Dead inside, Alone forever
Father why...Father why”

Quando sei sfinito per essere stato cerebroleso dopo la psicotica doppietta iniziale ecco che arriva “Furthest From The Truth” che non usa fronzoli, solo brutale e selvaggia aggressione sonora in un maelstrom di colpi che arrivano da tutte le parti e maciullano il povero ascoltatore, al pari di “Put My Hand In The Fire”.
Questo è il death metal, ma il death metal che non tutti sono capaci di comporre e suonare. Ci saranno band sicuramente più veloci, più brutali, più pesanti, più blasfeme, ma nessuno capace di scrivere canzoni con un feeling così morboso, con un songwriting così articolato e totalmente fuori dagli schemi, che non scade nel mero tecnicismo, ma asservito allo scopo, che consiste nella completa perdizione spirituale e umana dell’ascoltatore.
Un magma blasfemo di odio e rancore che trova il proprio compimento nella conclusiva title-track, un mostro di oltre 8 minuti capace di evocare il diavolo ma farlo scappare impaurito.

“Glorious flames...Come us all
Bring us closer...To a God Below
Far are we...From everlasting joy
Close are we...To a world below”

Close To A World Below” non è un disco per tutti ed è probabile che a molti di quelli che si definiscono amanti del death metal possa non piacere, perché non è un disco facile, non è un disco lineare, non è un disco spontaneo e non lo metti su per farti una bella pogata col muro della tua cameretta. È un disco, per certi versi, unico nel suo genere.
Sono poche, pochissime, le band a poter vantare una discografia come gli Immolation, ma probabilmente nessuna ha scritto o è capace di scrivere un capolavoro al quarto full-lenght (dopo averne fatti già 3).

Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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