Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:50 min.
Etichetta:Lion Music
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. DON’T CALL ME TONIGHT
  2. HOLD ON
  3. AN ILLUSION
  4. JAMIE’S IN LOVE
  5. CAN’T MAKE YOU STAY
  6. MAD ANTENNA
  7. WAIT NO MORE
  8. NO LOOKING BACK
  9. JUST WANNA BE WITH YOU
  10. LET GO
  11. DIGGING

Line up

  • Tony Mills: vocals on “Don’t Call Me Tonight”, “Wait No More”
  • Geir Rönning: vocals on “Hold On”, “No Looking Back”, “Digging”
  • Torben Lysholm: vocals on “Can’t Make You Stay” and “Just Wanna Be With You”
  • Lars Säfsund: vocals on “An Illusion”
  • Torben Enevoldsen: guitar, bass, keyboards, vocals on “Jamie’s In Love” and “Let Go”
  • Thomas Heintzelmann: drums

Voto medio utenti

Sarò (come sempre, eh!) sincero. Ero pronto a stroncare, magari con il doveroso garbo, gli Acacia Avenue, l’ennesimo gruppo di hard melodico allestito presumibilmente troppo in fretta da un musicista discretamente noto, normalmente dedito ad altri suoni, che aveva deciso di dimostrare la sua ecletticità artistica circondandosi di un pugno di vocalist specializzati, in grado di svolgere adeguatamente il ruolo ormai sempre più inflazionato di “specchietti per allodole”.
E invece, dopo un paio di attenti ascolti, mi sono convinto ad assolvere il lavoro di Torben Enevoldsen (noto per le performance con Decoy, in qualche modo i più attigui a questo progetto, Section A e Fatal Force, oltre che per alcune prove da solista) e dei suoi “occasionali” partners, un po’ perché questi ultimi sono tutti cantanti di prim’ordine e contribuiscono, come prevedibile, ad innalzare il livello emotivo delle canzoni e tanto perché i brani sono parecchio gradevoli, nella loro varietà espressiva.
“Acacia avenue” non sovvertirà le gerarchie del settore, ma in questi cinquanta minuti di musica rilevo discrete dosi di freschezza, comunicativa e capacità di coinvolgimento, tutti aspetti abbastanza difficili da riscontrare in quelle circostanze di “maniera”, tecnicamente irreprensibili e poi istiganti il più classico dei “bello, però, come dire … freddino …”.
Per apprezzarlo al meglio, ovviamente, bisogna essere bendisposti nei confronti dell’eterogeneità, elemento praticamente implicito in una soluzione interpretativa che prevede ben cinque voci differenti (ai quattro ospiti si aggrega pure, con sufficiente abilità, lo stesso Enevoldsen) spartirsi l’onere della gestione microfonica; un aspetto che da un lato sminuisce la caratterizzazione della band e dall’altro, quando come in questo caso non si esagera nelle difformità espressive, accresce la godibilità di pezzi non proprio strabilianti nella loro stesura creativa.
Insomma, Tony Mills (Shy, Siam, TNT), Geir Rönning (Radioactive, Prisoner), Torben Lysholm (Mysterell, Pangea) e Lars Säflund (Work Or Art) illuminano con le loro brillanti laringi composizioni abbastanza intriganti pur nel rigore di un’ispirazione che spartisce in egual misura suggestioni nordeuropee e statunitensi, organizzate con buongusto e discreta competenza.
Si passa con disinvoltura da una versione AOR dei Queensryche (“Don’t call me tonight”), a momenti alimentati dal suadente fuoco blues (“Hold on”, la bellissima “Can’t make you stay”, “Let go”, “Digging”), transitando per purezze “adulte” (“No looking back” e “An illusion”… che si riferisca all’illusione di poter emulare la carriera dei Toto, la formidabile band cui il brano s’ispira esplicitamente?) e approdando a miscele oculate di verve e melodia (“Jamie’s in love”, “Just wanna be with you”, tra Van-Halen e Alcatrazz, e “Wait no more”, non lontana dai TNT), per una complessiva sensazione di piacevolezza uditiva.
Lo strumentale “Mad antenna”, per concludere, offre l’occasione di commentare l’operato tecnico del chitarrista Enevoldsen, un musico sensibile e non intemperante che sceglie Eddie Van Halen, Joe Satriani, Michael Schenker e Steve Lukather come suoi numi tutelari e anche senza strabiliare gli astanti, dimostra di saper gestire piuttosto bene il suo strumento del mestiere.
Un suono di batteria vagamente artificioso rappresenta l’ultima osservazione critica di un prodotto assolutamente decoroso, che pone, a conti fatti, i suoi autori ben distanti dal baratro dell’indifferenza e allo stesso tempo non ancora degni del vertice di settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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