Album come “Sentenced to death” degli
Abadden sono veramente una gradita sorpresa. Quando meno te lo aspetti ti ci imbatti per caso, magari anche con un po’ di diffidenza, per poi scoprire, invece, che si tratta di ottimi dischi. In questo caso è la Rising Records ad aver creduto nel quartetto inglese, giovanissimo tra l’altro, almeno a giudicare dalla foto e dal fatto che si sono formati solo nel 2007. Questo non è affatto un problema, ve l’assicuro, in quanto, pur se ovviamente derivativo come qualsiasi album thrash uscito in questi anni di revival, “Sentenced to death” suona fresco e carico, grazie anche ad una produzione potente ma al tempo stesso molto pulita, che tiene un occhio di riguardo in particolare per i suoni della batteria, corposa e nitida, e delle chitarre, sia in fase di riffing che in fase solista. La voce di Dan, invece, è di quelle leggermente urlate, ma che non arriva mai allo scream, per fortuna, e nelle parti più isteriche colpisce veramente a segno. Sono nove i brani proposti, tutti ben strutturati ed articolati, e vi assicuro che riescono a coinvolgere già dal primo ascolto, grazie alla capacità dei nostri di trovare il refrain vincente senza snaturare la cattiveria e la violenza delle canzoni, nonostante mediamente i singoli pezzi si assestino tutti intorno ai cinque minuti, senza stancare, però. Ascoltate per esempio “My misery”, e capirete cosa intendo dire… Questa è tra l’altro anche la song migliore del lotto, e credetemi se vi dico che era da anni che non ascoltavo un brano così fottutamente thrash in grado di colpirmi fin dal primo ascolto… E se per certi versi in alcuni frangenti i quattro di Dunstable possono ricordare i Destruction del periodo reunion , per essere un esordio devo dire che sono riusciti già in maniera abbastanza soddisfacente a costruirsi un loro stile ben particolare, grazie ad un riffing serratissimo, alla sezione ritmica sempre potente e veloce, ma anche pronta a variare il tutto con stacchi e stop’n’go (ascoltate a tal riguardo “Atomic devastation”, veramente letale…), e soprattutto alla già citata voce di Dan, visto che ultimamente è sempre più difficile trovare un disco thrash in cui il singer urli, canti e non usi solo scream e growl (come timbro e come attitudine mi ha ricordato un po’ Massi dei nostrani S.L.U.G.S.). Insomma, gli Abadden non hanno certo scoperto l’acqua calda, ma sicuramente hanno capito come utilizzarla al meglio, e si sa, a volte le minestre riscaldate il giorno dopo sono le più saporite…
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