Davide "
Sasha" Torrisi è stato parte integrante dei “nuovi” Timoria (post-Francesco Renga), con cui ha realizzato quattro album di notevole spessore (soprattutto “El topo grand hotel”), e dopo un periodo di lontananza dalle scene musicali discografiche (durante il quale ha coltivato le sue
altre passioni: il viaggio e la pittura), torna a pubblicare un mini album, questo “Un nuovo me”, che segna anche l’esordio della collaborazione tra il musicista emiliano e l’attenta e competente Elevator Records di Senigallia.
Un titolo come quello scelto da Sasha identifica evidentemente l’intento di una sorta di “rinascita”, ma presumibilmente si tratta di una faccenda che riguarda più la sfera
personale che non quella squisitamente artistica, poiché scorie ineluttabili del suo passato in uno dei gruppi fondamentali del rock nostrano sono presenti anche in questo breve dischetto ottico.
L’ammirazione per bands come Coldplay, Radiohead e Muse (il contrappunto tastieristico della notevole “Nuovo me”, piacerebbe parecchio a un certo Matthew James Bellamy!) contribuisce, poi, a completare il quadro delle plausibili suggestioni musicali che il nostro Sasha dimostra di aver assimilato e non
subito, con uno spiccato senso melodico e un gusto poetico capaci di evitare, da un lato, prolissità e ridondanze e dall’altro, elaborazioni verbali minimaliste o particolarmente enigmatiche, utili solamente a riempire la bocca senza toccare il cuore.
La bella voce al tempo stesso piena e fragile di Torrisi è al servizio di canzoni pregevoli come la già citata opener (per la cronaca la mia preferita!), la toccante e sofferta (il tema è quello dell’interruzione volontaria di una gravidanza e delle tracce indelebili che lascia un’esperienza di questo tipo) “Piccolo miracolo” e la delicata “Non ti accontenti mai” (forse la più vicina ai “suoi” Timoria), mentre leggermente meno efficace appare “Nell'aria”, dove un’intrigante costruzione si stempera in un refrain vagamente scontato.
Bentornato Sasha … di gente che sappia parlare e suonare di sentimenti senza sproloqui e banalità, ce n’è sempre un gran bisogno.
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