Quando mi pervenne sottomano quest'album mi stupii di come fosse loro facile evocare emozioni e creare magnifici intrecci mistici sia musicali sia lirici in un genere che veniva tanto bistrattato, pieno di band clone della fiamma nera che bruciava nella distante Norvegia. L'aspetto che mi colpì positivamente e destò un grande interesse in questo debutto fu la grande personalità che si poteva riscontrare in ogni canzone, una magia tanto triste quanto evocativa che riportava alla mente paesaggi epici e funereii che solamente nella terra guascona si potevano incontrare. Le tinte black galliche di Dor-Nu-Fauglith sono essenzialmente lontane da quelle prettamente nordiche che si potevano ascoltare alla fine degli anni '90; qui possiamo trovare degli spunti marziali che si legano alla forza radicata nelle origini transalpine del "Bacio della Vergogna": una registrazione piuttosto pulita consente di ascoltare ogni strumento nella sua totalità, le tastiere sono presenti in modo forte e corposo ma non invadente, le chitarre sono zanzarose quanto basta senza eccedere nella cacofonia; uno scream acido disegna trame narrative che spaziano dal vampirismo al misticismo medievale, dalle nere arti e la loro pratica alla forza primordiale sprigionata dalla natura. Ne sono un esempio "Under the Sign of The Beast" e " Among Mist and Shadows...". L'unicità del gruppo come dicevo è la grande semplicita' nel creare con pochi riffs delle melodie tanto funeree quanto enfatiche, in grado di sprigionare un senso di epicità difficilmente riscontrabile nel genere: spaziare da grigi orizzonti, a nere e profonde foreste; da campi di battaglia su cui incombono plumbee nubi a rovine dimenticate che hanno vissuto lo splendore di un' epoca ormai passata. Parlo del meraviglioso tuffo nel passato gallico di "Whisper of the Witch" , "When Iron has been Blended with Blood" (splendida canzone acustica senza tempo) e "The Nine Ghosts of the King of Power". Menzione d'onore all'artwork che prende parzialmente spunto da "Abbazia nel bosco di querce" di Caspar Friedrich. Romantici.