Goteborg, Svezia. Da questa ridente città scandinava, già nota ai metal fans per essere il luogo di origine di gruppi blasonati quali In Flames e HammerFall, provengono i Rising Faith, che dopo alcuni demo e diversi promo sono riusciti a catturare l'attenzione di Limb, che ci propone il loro debut album “The Arrival”. La bella copertina del cd e il monicker del gruppo non lasciano grossi dubbi sul genere suonato dai cinque ragazzi svedesi: power metal di scuola teutonica estremamente melodico, meno “happy” della maggior parte dei gruppi presenti sulla scena oggi giorno, che sacrifica spesso le fughe in doppia cassa tipiche del genere in favore di un drumming più roccioso. Sono gli anni ottanta il riferimento più evidente dei Rising Faith, che hanno nei Judas Priest e nei Rage le influenze maggiori dal punto di vista stilistico. Le composizioni sono piuttosto lineari ed estremamente dirette, non superano mai i cinque minuti di durata ed il songwriting, seppur piacevolmente coinvolgente, si rivela purtroppo poco versatile. Discreta la prestazione del singer Kristian Wallin, che mi ha ricordato sia per timbrica che per accento il Peavy Wagner dei primi dischi dei Rage: pur manifestando una certa difficoltà sulle note più alte, ho apprezzato il suo uso della doppia voce nei ritornelli. Il resto del gruppo offre una performance nella norma, in linea con le uscite Power Metal odierne. Tra i migliori episodi del platter va citata “Imaginations”, che si apre con un incalzante refrain che sembra saltato fuori da un disco dei Falconer, la oscura “Flight of the Brocken”, dall'incedere inesorabile, la veloce “Shade of Faith”, che non avrebbe sfigurato su un qualsiasi disco dei Rage e “Inner Truth”, estremamente orecchiabile e trascinante. Il disco, masterizzato ai Los Angered Studios da Andy LaRoque, gode di un'eccellente produzione, soprattutto se consideriamo che si tratta del primo disco per il gruppo. Pur non essendo particolarmente originale “The Arrival” va oltre la sufficienza: se i Rising Faith riusciranno ad esprimere una maggiore personalità nei prossimi dischi, avranno sicuramente modo di ritagliarsi uno spazio nel cuore dei Defender più intransigenti. E' proprio a questo genere di ascoltatore che “The Arrival” è consigliato, gli altri potrebbero restarne delusi.
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