Copertina SV

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2002
Durata:12 min.
Etichetta:Nuclear Blast
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. EAGLEHEART
  2. RUN AWAY
  3. EAGLEHEART (DEMO)

Line up

  • Timo Kotipelto: vocals
  • Jens Johansson: keyboards
  • Jari Kainulainen: bass
  • Jorg Michael: drums
  • Timo Tolkki: guitars

Voto medio utenti

Toh, chi si rivede! Gli Stratovarius ritornano dopo l'annunciata pausa di due anni, che ha portato all'uscita di altrettanti (discutibili) album solisti da parte di Tolkki e di Kotipelto. "Eagleheart" è il primo singolo estratto da "Elements Part I", il nuovo full-lenght previsto per il 27 gennaio 2003; si tratterà del successore del pluri-criticato "Infinite", un album che sulla scia del già triviale "Destiny" segnava un netto calo qualitativo della proposta della band. Dopo due album che avevano lasciato un solco indelebile nella scena degli ultimi anni ("Episode" e "Visions"), la band dei due Timo era caduta nella sterile ripetizione di formule ritenute vincenti, fatte di melodie facili, di arrangiamenti pressoché inesistenti e di andamenti troppo scialbi. Questo "Eagleheart", con la sua copertina a dir poco orribile, conferma con la title-track questa direzione, spingendosi però ancora più in là; si tratta senza ombra di dubbio del pezzo più orribile e sempliciotto che gli Stratovarius abbiano mai scritto! Un up-tempo aperto da ariose tastiere e da una melodia degna degli Europe più commerciali e boriosi, in cui la voce e le melodie puzzano di naftalina e di revival pop-rock di successo degli '80. Quello che è impressionante è come tutto sia poi ridotto all'osso: la chitarra di Timo Tolkki si limita ad accordi di sottofondo, solo sporadicamente plettrati ad ottavi; lo stesso vale per Jorg Michael, un batterista passato alla storia come un atletico "macellaio" di impeccabile precisione, che qui non va oltre il più volgare "tu-pa", senza una rullata, senza un tocco di classe, senza una delle sue invadenti e devastanti sbacchettate. In "Eagleheart" Jorg Michael riesce addirittura a fare meno ancora di quel che fece in "The Rivalry" dei Running Wild, trattenendosi e optando per parti troppo quadrate, vuote e del tutto anonime. Mi chiedo perché gli Stratovarius abbiano preso un batterista schiacciasassi come lui per poi appioppargli delle parti ridicolmente insignificanti che chiunque (compreso il sottoscritto che tiene a malapena in mano le bacchette) riuscirebbe a riproporre! Sembrano così lontani i tempi di una "Father Time" distruttiva, in cui la voce era sempre e comunque al limite, la velocità elevata, il drumming esasperato; in questo nuovo singolo gli Stratovarius sono il summa della banalità e dell'inconsistenza, ma soprattutto l'antitesi di quello che dovrebbe essere il metal: mosci, mielosi, e impersonali. Non sembrano nemmeno l'ombra di quella grande band che fu, e che, pur senza dire di nulla di nuovo e sconvolgente, riuscì a crearsi un proprio stile, contribuendo come solo pochi altri all'esplosione del metal melodico della seconda metà dei '90. Se "Elements part I" sarà su queste coordinate, non potremo che rimanere allibiti di fronte alla fine artistica impietosa del quintetto che ha fatto impazzire così tanti giovani negli ultimi anni. Fortunatamente dopo la title-track arriva un brano coraggioso quale "Run Away", nel quale gli Stratovarius non tornano certo ai fasti di un tempo, ma dimostrano di avere in sacca ancora delle buone idee. Pur confermando la semplicità degli arrangiamenti e del songwriting, in questo brano riprovano infatti ad inserire parti elettroniche, sulla scia di quanto già in parte sperimentato con quel basso elettro-industrial in "S.O.S."; proprio il suono robotico delle tastiere di Johannson aprono "Run Away", caratterizzato in positivo da una strofa con la voce distorta e filtrata di Timo Kotipelto e da un riff tutt'altro che "classico" da parte di Timo Tolkki, che si lancia persino in inconsueti bending nel solo finale, finalmente apprezzabile anche sul piano tecnico. Ottima soprattutto l'apertura melodica del refrain, che per quanto easy listening, ben stacca con la strofa futuristica e inusitata. A chiudere il singolo ecco arrivare la versione demo di "Eagleheart", sinceramente preferibile per la propria spontaneità e per un feeling che nella versione finale viene defalcato dalla solita produzione "di plastica" e dalla masterizzazione totalmente inespressiva di Mika Jussila (Finnvox Studios). Curioso soprattutto sentire Kotipelto in difficoltà con il tempo e con gli attacchi del ritornello finale, errori che tornano a dare agli Stratovarius quel volto umano e vivo, che sembrava andato perso negli ultimi anni. In definitiva questo singolo è per metà obbrobrioso; riesce giusto a sollevarsi con il secondo brano, ma questo non può far passare inosservato il valore pari a zero del brano scelto come singolo apripista. Certo, due sole canzoni sono poche per farsi un'idea dell'album che verrà, quindi staremo a vedere in che percentuale verranno poi proposte le due facce antitetiche della band e se saranno più le canzoni banali di quelle geniali come è stato per gli ultimi due lavori. Di certo "Eagleheart" non lo consiglio a nessuno, nemmeno ai fan più accaniti, che potranno rimanere profondamente delusi. Per un giudizio aspettiamo comunque Gennaio 2003.
Recensione a cura di Lorenzo 'Txt' Testa

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.