Album di esordio per i lombardi Grievers, che confermano come la zona tra Milano e Varese sia fucina di band in grado di competere a livello internazionale e, soprattutto, in grado di creare una scena metal solida e competitiva. I Grievers, musicisti tutt'altro che all'esordio e visti all'opera in precedenza con altre band locali, debuttano con questo "Reflecting Evil", edito per la Punishment 18. Nonostante le intenzioni dichiarate della band siano quelle di proporre un sound moderno e attuale, già dall'esordio dell'album non potranno che tornare alla mente i primi In Flames di "Jester Race" o "Subterranean", ed il periodo d'oro '90 dello swedish metal più puro, melodico ed innovativo. E' soprattutto il lavoro alle chitarre della coppia Palmiero e Giugno a richiamare sonorità ed armonizzazioni tipicamente swedish, in grado di risaltare anche grazie all'ottima produzione targata De Bernardi & Greensound Studios. Ma etichettare questo "Reflecting Evil" come un nostalgico revival del primo sound In Flames che molti (io, ad esempio) rimpiangono, sarebbe indubbiamente limitativo; questo debutto dei Grievers non manca di attualità, così come non manca di scelte stilistiche personali e di un trademark proprio, grazie anche al buon cantato di Michele Spallieri, che spazia dal growl allo scream e che si dimostra nettamente più maturo, artisticamente, rispetto a quanto mostrato in passato con i suoi ex-Symmetrical Disorder. Figlio del sound di metà '90, "Reflecting Evil" si evolve e si attualizza, nel sound e nel'immediatezza, pur mantenendo predominante una vena melodica ben pensata e accattivante.
Capolavoro? No, certo i nostri Grievers non inventano nulla di nuovo ed il disco stesso non è scevro di alcuni cali di tono e ripetizioni, tra le otto composizioni; certamente è un debutto superiore alla media, per qualità e per produzione; unico neo, una batteria troppo plasticosa, triggerata e che avrei personalmente preferito più viva ed "autentica". Di certo è anche un album ben poco italiano, per una band che se fosse stata tedesca o scandinava, avrebbe avuto tranquillamente pagine di interviste su Rock Hard o Kerrang; ma si sa, Busto Arsizio non è Amburgo nè Goteborg e così bisogna rassegnarsi al fatto che difficilmente questo album sfonderà i confini italiani. Ma credo che anche la band lo sappia bene. Consigliati.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?