Canadesi di Montreal, i
Barn Burner sono uno di quei gruppi dal sound roccioso e muscolare che risulta dall’intreccio di un moderno heavy rock/stoner, con elementi metal dei primi anni ’80. In particolare, nel presente album notiamo frequenti richiami maideniani, specie nel lavoro delle chitarre, sovrapposti ad una potente struttura ritmica simile ai vari Alabama Thunderpussy, Bible of the Devil, Sixty Watt Shaman, ed altri esponenti della recente generazione americana.
Il gruppo evidenzia un buon livello di compattezza e maturità, sia sotto il profilo strumentale che nel fornire ganci melodici piuttosto variegati. Si può citare, tra i vari episodi, il grande impatto di “Holy smokes”, i rallentamenti fumosi in “Runnin’reds”, la disperata ferocia di “Medium rare” e “Wizard island”, ed ancora il tiro godereccio ed alcoolico di “Tremors”. Brani che puntano al sodo, pesanti e torridi, con quel pizzico di stordita elasticità che sostituisce le rigide regole dell’heavy metal classico.
D’altronde basta dare un’occhiata ai titoli delle canzoni, per capire che uno degli argomenti preferiti dai Barn Burner è proprio quello delle sostanze “che nutrono la mente”, riferimento costante per una serie di bands di nicchia, vedi Bongzilla, Bongload, The Glasspack, Greenleaf, ecc. Tematiche alternative che potrebbero restringere ulteriormente il target di pubblico della formazione canadese.
In sintesi nulla di straordinario, ma un buon lavoro che potrà piacere a chi già segue questo filone heavy.
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