Sarò franco e schietto (come un buon bicchiere di vino... hihihi) ma odio gli
At The Soundawn... semplicemente perchè son bravi e riescono a farmi piacere un genere musicale che a me non piace...
Mogwai, Tool, Neurosis, Isis, Pelican, Cult Of Luna, Explosions In The Sky, scusatemi se mi ripeto ma a me non piacciono (a parte i Tool che sono di un altro pianeta) perchè proprio non è il mio genere, non mi trasmettono nulla, ma dannazzione, lo devo proprio ammettere... quanto è bello questo dischetto...
Alla seconda release (e al primo cambio di line up che auguro anche l'ultimo per la stabilità del combo) i ragazzi di Modena espandono ancora i loro confini musicali e creano una sorta di nebulosa all'interno della quale pianeti si scontrano, mutano, crescono e si dilatano fino a sgretolarsi e a scomparire in un respiro del tempo.
La parola "
dinamica" permea la musica di
At The Soundawn fino a possederla in un trionfo di colori... dall'alba al tramonto e dal tramonto all'alba. Il songwriting è inspirato, il manico è morbido ma allo stesso tempo ruvido e l'esecuzione eccellente.
Fino ad ora ho accostato il contenuto dell'album ad elementi naturali, perchè proprio questa è la senzazione che si percepisce nell'ascolto di queste 7 songs, tutte direi molto lunghe (e senza dubbio poco radio friendly), ovvero un avvicinamento alla natura... ampie dilatazioni ad un passo dalla psichedelia per respirare aria pulita, ruvidi graffi post core per ritornare alla terra, impercettibilità dei confini per un tuffo nell'acqua e passione artistica per bruciare nel fuoco.
Idee ben spese, come l'utilizzo della tromba, per esempio ( "
Caofedian", la mia preferita) o delle percussioni ("
Drifting Lights") in piena sintonia con le melodie fragili e con l'orgoglio ferito che permea tutto il dischetto.
Un album maturo e tutto sommato "sperimentale", figlio di una band che sicuramente saprà stupire ancora con il passare del tempo.
A cornice devo assolutamente riportare due cose: la prima, la scelta dei titoli delle canzoni... geniale... penso che "
Prometheus Bring Us The Fire" si possa aggiudicare la medaglia del "titolo
più bello dell'anno" (e la canzone è altrettanto valida), ma anche "
Mudra: In Acceptance And Regret" non è affatto male... la seconda cosa è che la malattia del
Paso (ave e lode AL produttore Metal e affini italiano) con gli
At The Soundawn ha trovato un ottimo substrato per attacchire e prolificare... una accoppiata vincente!
"Shifting", disco duro da assimilare, ma affascinante ne è la sfida.
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