“
Aqua” è il miglior album che gli
Angra potessero fare oggi. Parto da questa tesi, e proverò a dimostrarvi il perché di tale affermazione.
Sono ormai lontani i tempi di Andre Matos, e solo un fan stolto e col prosciutto sugli occhi potrebbe non accorgersi degli epocali cambiamenti in seno alla band brasiliana. Per così dire, ne è passata di “
Aqua” sotto i ponti, oddio che battuta pessima…
Insomma, dopo un momento di oscurità, la band sembra tornata alla sue radici, sfornando un lavoro maturo, pienamente centrato nel tipico Angra-sound, ed in cui ogni fan della band potrà ritrovare tutti i tratti distintivi che tanto fecero la fortuna degli Angra negli anni passati.
La stessa struttura dell’album, con la classica intro classicheggiante, che poi sfocia nel pezzone power per antonomasia (in questo caso la bellissima “
Arising Thunder”), ti dà da subito un senso di familiarità, accogliendoti in un mondo in cui ti muovi con naturalezza; bellissime le strutture armoniche e ritmiche, e sin da subito si può notare una varietà di arrangiamenti davvero lodevole; niente più acceleratore sparato a 200 per tutto il disco, qui i brani più prog, o lenti, o atmosferici, si alternano piacevolmente con le sferzate più veloci e possenti, quali “
Awake from Darkness”, che sin dall’inizio sembra una traccia di Holy Land, dai tamburi iniziali, al refrain in sincopato, bellissima. Ma già da “
Lease of Life”, possiamo gustare il tocco della penna di Kiko e soci, che confezionano un lento carico e struggente, in cui il bravo Edu Falaschi evita le tonalità sovracute per concentrarsi sull’interpretazione. Ottimo il risultato, io devo ammettere di non apprezzare moltissimo la voce di Edu, ma qui il lavoro c’è, eccome. Il bravissimo singer si divide con astuzia tra momenti al fulmicotone, in cui mette prepotentemente alla prova le sue corde vocali, ed altri momenti rarefatti ed eterei, come la bellissima e semi-acustica “
A Monster in her Eyes”.
Ma c’è ancora tanta, tantissima carne al fuoco in questo “Aqua”. Dalla poderosissima “
The Rage of the Waters”, all’elegante mid-tempo di “
Spirit of the Air”, la band dà un continuo saggio di bravura e perizia allo strumento. Mi piace a tal proposito sottolineare gli arrangiamenti, curatissimi e da applausi, e una prova magistrale del “figliol prodigo” Ricardo Confessori, che con il mostruoso Felipe Andreoli al basso confeziona una delle sezioni ritmiche più potenti e tecnicamente interessanti della scena attuale.
Spruzzate di prog qua e là (“
Hollow”, “
Weakness of a Man”), assoli chitarristici di una bellezza da togliere il fiato, produzione semplicemente perfetta, una chiusura con il classico brano dolce e struggente, questa volta la delicata “
Ashes”, ed un sotto-concept basato su “The Tempest” di William Shakespeare… Insomma, a questo “Aqua” non manca assolutamente niente. Se siete dei fan nostalgici e con i paraocchi, che ancora aspettano “Holy Land” part 2, beh, buonanotte. Se cercate un album moderno, piacevole, interessante e non scontato, questo è pane per i vostri denti.
Detta in due parole: “Aqua” è il miglior album che gli Angra potessero fare oggi. CVD.