Immagino che la gran parte di voi conosca Jon Schaffer. Se non fosse così, ve lo presento io: si tratta del cantante/chitarrista fondatore degli Iced Earth, una band che in ambito metal un paio di paroline negli ultimi anni è stata in grado di dirle. Ad un certo punto della carriera, al buon Jon cosa viene in mente? Di fare un cd solista (come se i lavori degli Iced Earth fossero frutto di chissà quali democratiche collaborazioni) con un nuovo monicker (totalmente finto perché la band, a parte il bassista e qualche ospite, si avvale oltre a Schaffer di una simpatica drum machine). La motivazione di questa scelta è quella di poter parlare di politica nei testi, cosa che, secondo le stesse parole del singer, non potrebbe mai accadere negli Iced Earth.
Ora, si può essere o meno d’accordo con quello che i testi di Brush-Fires Of The Mind ci raccontano: su questo è giusto che ognuno di noi abbia le proprie idee e non voglio metterci il becco. Però il becco ce lo posso mettere fin dove mi pare sulla proposta musicale, decisamente mediocre. Cloni dei peggiori Iced Earth, i
Sons Of Liberty suonano fin dalle prime battute scontati e abbastanza molli. Non ci sono particolari sussulti, né canzoni da ricordare. I riff si susseguono simili e giungere alla fine del lavoro senza lasciarsi scappare qualche sbadiglio è parecchio difficoltoso. Insomma, i dubbi cresciuti negli ultimi anni riguardo la mancata ispirazione di Schaffer paiono trovare piena conferma in un album tutto sommato inutile. Ovviamente, la produzione è ottima e forse è solo questo a salvare il disco da un voto ben peggiore. Migliore del previsto risulta poi l’apporto della drum machine, che all’inizio mi aveva fatto storcere il naso ma che si è rivelata assolutamente in grado di sostituire più che degnamente un vero drummer. Però che tristezza affermare che un album venga tenuto in piedi da suoni e tecnologia....
Inizialmente questo disco era stato pubblicato solo in formato digitale. Probabilmente sarebbe stato meglio lasciarlo a disposizione dei fan più accaniti in questo formato. Per gli altri, meglio attendere: è più facile sperare in un ritorno in grande stile degli Iced Earth piuttosto che sperare di farsi piacere questo album.
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