Non è da tutti riuscire a fare peggio dell'esordio con il secondo disco in carriera, eppure qualcuno raramente ci riesce, come nel caso di questi
Sjodogg, un gruppo che cerca disperatamente in tutti i modi di realizzare un qualcosa di affascinante e originale in campo Avantgarde per poi ritrovarsi con un pugno di mosche fra le mani, e una proposta musicale che rasenta l'insopportabile. Rispetto al debutto uscito due anni fa la questione stilistica è stata ulteriormente ridotta all'osso in favore di un minimalismo completamente gratuito che non mostra nessuna idea valida e avvincente. Partendo dalla prima e lunga (undici minuti di strazio!) Dehiscence si capisce immediatamente di come l'ascolto intero sarà una fatica degna di Ercole. La band prende come spunto iniziale il Black Metal per poi destrutturarlo attraverso dei riff inesistenti per linea melodica e songwriting, con l'aggiunta di una sezione ritmica scoordinata che sembra andare completamente per conto proprio. Tutto questo viene inglobato in canzoni spesso lunghe che potevano tranquillamente durare le metà senza comunque raggiungere chissà quali risultati. Gli Sjodogg sono il classico progetto musicale che si convince con estrema facilità che bastano due note messe a caso per inserirsi nel panorama Avantgarde; ma sperimentazione non è mai rumore o caos fine a se stesso, c'è un lucido disegno dietro, che se ben progettato porta a risultati molto personali e interessanti. Nel caso di
Ode To Obscurantism ci si trova invece al cospetto di brani vuoti, noiosi, gratuiti e gestiti male, completamente fuori controllo e qualità. Bocciati, per la seconda volta.
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