Star One - Victims of the Modern Age

Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2010
Durata:53 min.
Etichetta:InsideOut Music
Distribuzione:EMI

Tracklist

  1. DOWN THE RABBIT HOLE
  2. DIGITAL RAIN
  3. EARTH THAT WAS
  4. VICTIM OF THE MODERN AGE
  5. HUMAN SEE, HUMAN DO
  6. 24 HOURS
  7. CASSANDRA COMPLEX
  8. IT'S ALIVE, SHE'S ALIVE, WE'RE ALIVE
  9. IT ALL ENDS HERE

Line up

  • Sir Russell Allen: vocals
  • Damian Wilson: vocals
  • Dan Swanö: vocals
  • Floor Jansen: vocals
  • Arjen Anthony Lucassen: guitars, Hammond, Mellotron, Minimoog, Solina
  • strings
  • Ed Warby: drums
  • Peter Vink: bass
  • Joost van den Broek: keyboard solos
  • Gary Wehrkamp: guitar solos

Voto medio utenti

Attenzione attenzione, il re dello Space Metal è tornato.

Ad otto anni di distanza dal primo capitolo, e dopo la parentesi malinconica e dolorosa a nome “Guilt Machine”, Arjen A. Lucassen torna a fare quel che sa fare meglio: un album di puro, incontaminato, esaltante sci-fi metal, come solo lui sa, come solo lui può. Ad accompagnarlo, una manciata di nomi fidati, quelli che negli anni gli hanno assicurato una maggiore confidenza con le sue composizioni, ossia gli strepitosi Russell Allen, Damian Wilson e Floor Jansen al microfono, ed un Ed Warby dietro le pelli che più lo sento e più mi piace.

Victims of the Modern Age” non smarrisce del tutto la vena introspettiva che Arjen ha intrapreso negli ultimi anni, ma la colora di quel metal prog veloce e spaziale che i suoi fans tanto amano. Sin dall’intro “Down the Rabbit Hole” mi son venuti i brividi, e mi sono ritrovato mentalmente pronto a partire per un ennesimo viaggio a bordo della Star One: la sensazione si è magnificamente avverata con “Digital Rain”, capolavoro di 6 minuti e 23 e vera perla dell’album, in cui tornano tutti gli stilemi cari al progetto Star One: riffoni in sette corde, tastiere stellari, una batteria da capogiro ed un cast vocale semplicemente da infarto, che si prende la scena alla fine del pezzo, concludendo a cappella un intrico di voci da standing ovation. Ed è solo il primo brano!

Il livello qualitativo a cui quest’uomo alto e magro ci ha abituato non viene smentito dal presente album, che si barcamena su standard altissimi, dalla prima all’ultima nota. Una menzione speciale, oltre alle succitate, la meritano a mio avviso “It’s Alive, She’s Alive, We’re Alive”, con un ritornello indelebile, i growls di “Human See, Human Do” e la splendida interpretazione di Russell Allen su “24 Hours”… sembra quasi che Arjen riesca a spremere dallo statunitense più di quanto a volte riesca a fare lo stesso Michael Romeo nei suoi Symphony X!

Come sempre, quando mi trovo davanti ad un album di questa bellezza, non ho molto altro da aggiungere. Compratelo, ascoltatelo, godetevelo, e brindate con me al ritorno del Re.


Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 18 nov 2010 alle 12:13

Eh, te l'avevo detto collega...

Inserito il 15 nov 2010 alle 22:58

Ma che discooooooooo ! XD Arjen Anthony Lucassen vince sempre! eheh

Inserito il 31 ott 2010 alle 13:15

Me pare ovvio, sarà mio.

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